La settimana più critica per il futuro dell’Ucraina e per i rapporti tra Europa, Stati Uniti e Russia si è aperta ieri con qualche segnale distensivo, dopo l’escalation dei giorni scorsi e l’inconcludente telefonata tra Biden e Putin di sabato.
Sul fronte diplomatico, da registrarsi il duetto tenutosi a Kiev tra il cancelliere tedesco Scholz, che ha ribadito che l’ingresso dell’Ucraina nella Nato non è nell’agenda dell’Alleanza, ed il presidente ucraino Zelensky che ha ricordato che l’adesione alla Nato è stata inclusa, con un emendamento del 2019, nella costituzione del Paese come obiettivo strategico. Oggi Scholz sarà a Mosca per chiudere il cerchio dopo i suoi colloqui a Washington e a Kiev. Nel frattempo, con una piccola apertura il ministro degli Esteri russo Lavrov ha lasciato filtrare che nei prossimi giorni potrebbe aprirsi un’opportunità di compromesso con l’Occidente.
Sul piano economico, il vertice dei ministri delle finanze del G7, sotto presidenza tedesca, ha ribadito che sanzioni finanziarie ed economiche colpiranno duramente la Russia in caso di invasione, ma non sono state allocate nuove risorse a sostengo dell’economica ucraina, in grande difficoltà. Prosegue sui mercati la salita del prezzo del petrolio, con il Brent che ha toccato i 96 dollari e dell’oro, mentre scendono le borse americane, ucraine, russe ed europee. Molte compagnie aeree hanno iniziato ad evitare i cieli dell’Ucraina, tra cui l’olandese Klm che nel 2014 ha visto un suo aereo abbattuto con 298 morti. Il temuto blocco dei porti ucraini sembra nel frattempo non essere ancora stato attuato e la flotta di Kiev riesce ancora ad utilizzare dei corridoi protetti per raggiungere le acque internazionali, nonostante le manovre militari russe.
Sul piano militare Kiev è riuscita a negoziare con il governo di Minsk lo scambio di addetti militari per osservare le manovre che stanno avvenendo nei due Paesi, il che offre una piccola misura di distensione, almeno sul fronte Nord.
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