La Corte dei Conti, tramite la propria Procura regionale del Lazio, ha deciso di aprire un fascicolo di inchiesta sulle presunte fatture fittizie della trasmissione Report: gli ultimi giorni di forte tensione per le ben note accuse formulate da due commissari di vigilanza Rai al conduttore Sigfrido Ranucci, ora la vicenda sbarca (in un filone) presso la Corte dei Conti.
In un video mostrato dal quotidiano “Il Riformista”, del 2014, è il giornalista a parlare di presunte “fatturazioni fasulle” mentre viene ripreso a sua insaputa: la Procura contabile ha aperto un fascicolo proprio a partire da quelle notizie di stampa apparse con tanto di video per capire quali elementi vi siano eventualmente di irregolarità del “metodo Report”. L’avvocato Luca Tirapelle, che aveva assistito Ranucci già nel 2014, ha spiegato all’Agi di essere «sconcertato e perplesso per il clamore mediatico intorno a un filmato del 2014 già vagliato dall’autorità giudiziaria. Il tribunale scagionò Report definendo il suo operato limpido».
LA REPLICA DI RANUCCI
Prima dell’apertura del fascicolo presso la Corte dei Conti era stato lo stesso Sigfrido Ranucci a replicare duramente su Facebook, «Presentata come scoop una bufala già passata in giudicato. L’audio che mi riguarda era stato presentato dal sindaco Flavio Tosi ai magistrati con l’intento di fermare un’inchiesta su di lui». Sempre il conduttore di Report spiega come «Tosi mi aveva fatto registrare dai suoi uomini nel 2014. Era stato manipolato secondo una perizia e Tosi era stato condannato per diffamazione nei miei confronti a circa 2 anni. La stessa denuncia che prenderà Aldo Torchiaro e il suo direttore». La presunta fonte interna a Report, attacca ancora il conduttore, «non è informata. Le fatture non le fa Report e ogni materiale è sottoposto a controllo. Questo il terzo dossier falso sul sottoscritto». Della accuse di fare dossieraggio e produrre fatturazioni fittizie risponde l’avvocato di Sigfrido Ranucci all’Adnkronos, commentando l’apertura del fascicolo in Procura contabile: «Le fatturazioni fittizie da parte di Ranucci non sono state mai fatte, né vere né finte. Ranucci, in quell’incontro al ristorante con chi lo ha filmato a sua insaputa, ha bluffato per verificare la esistenza o meno del video hard con il quale Tosi poteva essere eventualmente ricattato. Ranucci ha bluffato anche quando ha assicurato agli interlocutori di avere entrature nei Ros e persino nei servizi segreti. E la stessa sentenza del dicembre 2019, che ha definito la vicenda, ha escluso attività di dossieraggio o di compravendita di materiale di inchiesta da parte dalla Rai, evidenziando come Ranucci abbia millantato la possibilità di fare fatture fittizie o di chiedere l’intervento di un suo amico dei Ros solo allo scopo di raccogliere prove necessarie all’inchiesta».