Non è chiaro cosa stia esattamente succedendo ai confini tra Russia e Ucraina, se cioè sia realmente in atto il ritiro almeno parziale delle truppe russe impegnate da mesi in varie esercitazioni. Spuntano filmati dal tono alquanto propagandistico, che mostrano un ritiro parziale, ma la Nato e il presidente ucraino Zelensky affermano che, al contrario, le truppe stanno aumentando. È solo l’ennesimo episodio di questa guerra, che prima di tutto è stata mediatica, come ci ha spiegato in questa intervista Andrew Spannaus, giornalista e opinionista americano, fondatore di Transatlantico.info:
“La strategia dell’amministrazione Biden e dell’intelligence americana è stata quella di adottare una guerra psicologica, con l’obbiettivo di costringere Putin a mostrare le sue carte”. Ma è una strategia che anche i russi possono e stanno adottando, aggiunge Spannaus, mettendo in campo la stessa disinformazione. Un fatto è certo, qualunque cosa dovesse ora accadere: “Come ha detto lo stesso Biden, Nato e Stati Uniti non interverranno mai militarmente in difesa dell’Ucraina”.
Ci spiega cosa intende per guerra psicologica adottata dagli Stati Uniti?
A Washington si parla di un nuovo metodo di deterrenza attraverso la trasparenza.
Cosa significa?
Significa rivelare le notizie, rendendo cioè pubbliche le informazioni che si riescono a ottenere per dissuadere Putin dalle sue mosse. Chiaramente in questo si mettono in campo dei fattori complicati, essendo un gioco di intelligence: ad esempio, si mettono in dubbio le prove, come ha fatto la stampa americana. D’altra parte, anche i russi possono controbattere con la disinformazione.
Qual è l’obiettivo di entrambe le parti con questo metodo?
Si punta a mettere l’altro sulla difensiva e non permettergli di raggiungere i propri obbiettivi. Lo scopo principale perseguito dagli Usa è stato di compattare la Nato e i paesi europei: alzando la voce sulla possibile minaccia, si è cercato di creare una risposta unita da parte occidentale, coinvolgendo Francia, Germania e Regno Unito.
A parte, però, il Regno Unito che obbedisce sempre agli Usa, non sembra che ci sia stata una adesione molto unitaria, non crede?
Ci sono state diverse prese di posizione, è vero. Si va avanti anche con il progetto a lungo termine di affrancare l’Europa dalle forniture energetiche russe, grazie all’invio di gas dagli Stati Uniti. Putin sicuramente ha ottenuto qualcosa, ha reso evidente a tutti che se vuole invadere l’Ucraina può farlo e che la Nato non farà nulla per fermarlo.
Ecco, lei è convinto che la Nato e gli Stati Uniti non faranno nulla per difendere l’Ucraina, ma quello che ci è stato venduto dai mass media durante tutta questa crisi è proprio il contrario.
Biden è stato molto esplicito, affermando che l’Ucraina non fa parte della Nato e che la garanzia di sicurezza della Nato non si estende all’Ucraina. Non c’è alcuna intenzione di rischiare la guerra fra Usa e Russia, questo è chiarissimo da parte americana. Si è voluto soltanto rafforzare la coesione della Nato, mandare 3mila soldati in Polonia è stata solo una azione simbolica per rafforzare il blocco atlantico. È evidente che l’Ucraina non potrà entrare nella Nato, lo ha detto lo stesso Biden che non succederà in tempi brevi, anche se non può metterlo per iscritto.
La fornitura di gas americano non è certo la soluzione ai problemi energetici, mentre Biden e il cancelliere tedesco hanno detto che in caso di attacco russo il gasdotto Nord Stream 2 verrà bloccato. Cosa può fare l’Europa, stretta in questa morsa dell’energia?
È chiaro che la Germania, come altri paesi europei, farebbe molta fatica a rinunciare al gas russo. Scholz ha accettato la richiesta di Biden sul gasdotto Nord Stream 2 a denti stretti, per mostrare unità. Però la fornitura americana, seppur sia aumentata, non risolve i problemi energetici dell’Europa. Per risolverli bisognerebbe tornare indietro nel tempo e cambiare tutta la politica energetica europea.
In che senso?
L’Europa ha fatto una politica intenzionale per rendere anti-economica la produzione dell’energia fossile con un sistema di diritti di emissione che aumentano di prezzo. Molti paesi europei hanno rinunciato al nucleare e adesso ne vediamo le conseguenze.
Un continente intrappolato?
Ci vorrà del tempo per affrontare questa situazione, non c’è una soluzione immediata, il meccanismo dei prezzi in cui ci si affida ai contratti a breve termine piuttosto che a quelli a lungo termine, non funziona. L’esempio è dato proprio dalla Germania: usciamo dal nucleare, hanno detto, ma ci troviamo senza energia. Non è stata una politica lungimirante, sono caduti in un eccesso di ottimismo sulle rinnovabili e soprattutto sui tempi. La speranza è di risolvere la situazione prima che si arrivi alla fusione nucleare nel 2050.
Proprio nelle ultime ore si sono verificati nuovi cyber attacchi a Kiev. Cosa possiamo aspettarci da Putin? Ha portato a casa una vittoria?
Non direi che Putin ha ottenuto una vittoria, ha portato a casa qualcosa, ha dimostrato soprattutto che esiste una sfera di influenza russa. Il suo obbiettivo è sempre stato di trattare sull’allargamento della Nato, sul dispiegamento di missili vicino alla Russia e si sta trattando su questo. Non mi aspetto che se ne torni a casa e stia tranquillo, mi aspetto una presenza ancor più visibile, e anche invisibile, della Russia, con l’utilizzo di cyber attacchi e con i dispiegamenti militari, basti pensare al Mediterraneo. Se la Nato dovesse compiere una esercitazione, dicendo che bisogna prepararsi a un attacco russo, Mosca risponderebbe: ci siamo anche noi, non dimenticatevelo.
(Paolo Vites)
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