Italia e Germania anche in questi giorni stanno dimostrando un atteggiamento nei confronti della Russia molto diverso, ma una delle due sicuramente sbaglia. Il Cancelliere tedesco Scholz martedì era da Putin, mentre il Primo ministro italiano Draghi ieri era a Parigi a incontrare Macron. Eppure Italia e Germania condividono molto di più di quanto non venga pubblicizzato. Entrambi sono Paesi industriali, la prima e la seconda manifattura d’Europa, entrambi abbondano di “pmi”; il sistema industriale italiano è inserito in quello tedesco in numerosi settori.
I punti di contatto non si limitano alla parte “industriale”. Esattamente come per la Germania, la Russia è il principale fornitore energetico dell’Italia che non ha alternative. Non ce le ha la Germania che pure è il Paese europeo che ha speso di più in assoluto in transizione energetica e non ce le ha, a maggior ragione, l’Italia che non ha né le risorse, né la capacità fiscale per provare a smarcarsi investendo centinaia di miliardi in una rivoluzione costosissima e rischiosa. La Francia, invece, è uno dei Paesi Ocse con la minore dipendenza da fonti fossili in assoluto; è l’effetto di una massiccia industria nucleare.
L’Italia aveva, almeno, consolidati rapporti con diversi Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente, ma l’Italia del 2022 è un nano geopolitico che ha “perso” influenza in Libia, in Egitto, dove la Francia di Macron ormai è di casa, e così via. Persino asset strategici, come Saipem, in questi giorni affrontano incertezze che, siamo pressoché certi, altri sistemi Paese non avrebbero mai permesso. I rapporti commerciali tra Italia e Russia, esattamente come quelli tra Germania e Russia, sono un multiplo di quelli della Francia. Ovviamente, anche l’Italia come la Germania è inserita nella Nato e nell’Occidente, ma l’atteggiamento tedesco che scandalizza molti rimane profondamente diverso da quello nostrano.
Sottolineiamo, se mai ce ne fosse bisogno, che la fase economica che stiamo vivendo è molto particolare ed è ben rappresentata dal deficit commerciale europeo di dicembre che è stato il più alto degli ultimi 13 anni. L’inflazione energetica viene subita da tutti, ma in particolare da chi non ha fonti fossili, da chi non ha il nucleare, da chi ha tanta industria e un tenore di vita da “primo mondo”. Se la Germania fa giusto, allora sicuramente l’Italia sbaglia e viceversa. La scelta di appiattirsi sulla Francia è, economicamente, incomprensibile. Sfugge forse che non si tratta di pagare questa scelta con qualche decimo di punto di Pil in meno. Come se fosse un lusso che possiamo permetterci. Nella situazione attuale in gioco c’è la sopravvivenza del sistema industriale dell’Italia e del benessere dei suoi abitanti. Questa è un’esagerazione solo agli occhi di chi si rifiuta di guardare la realtà fatta di imprese che chiudono, rincari ampiamente in doppia cifra di bollette, o di alimenti come farina, pasta e verdura; non fosse altro per lo tsunami che ha colpito il mercato dei fertilizzanti.
Un errore di valutazione economico di questo tipo diventa immediatamente una questione politica e sociale difficile da gestire. Siamo convinti che la storia non sarà tenera con la leadership tedesca in Europa degli ultimi 20 anni. L’istinto di sopravvivenza, però, ha risvegliato un sano buon senso in Germania; meglio tardi che mai. In Italia evidentemente manca qualsiasi percezione di quello che c’è in gioco. Non vogliamo neanche ipotizzare che si sia messo in conto di pagare il prezzo economico. È un prezzo che si fa persino fatica a immaginare.
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