Piera Aiello, chi è: collaboratrice di giustizia
Piera Aiello sarà la protagonista della seconda puntata di “Insider – Faccia a Faccia con il crimine”. Con lei si confronterà Roberto Saviano, ripercorrendo la sua intera storia. Aveva appena 18 anni quando Piera fu costretta a sposare il figlio di un boss, a sua volta piccolo boss del trapanese, Nicola Atria. Poco dopo però, rimase vedova: il marito ed il suocero furono uccisi da Cosa Nostra, contro la quale lei si ribellò denunciando i killer e diventando testimone di giustizia. Da quel momento però la sua vita fu completamente stravolta. Per 27 lunghi anni ha vissuto sotto falsa identità e nel 2018 si è candidata con il M5s, salvo poi andare via nel settembre 2020. Oggi Piera Aiello ha 54 anni ma la sua storia è nota anche fuori dai confini italiani. Basti pensare che nel 2020 il New York Times le dedicò un ritratto e l’anno prima la Bbc la inserì tra le 100 donne più influenti del pianeta.
In una intervista via Skype per il Corriere della Sera, Piera Aiello ha svelato alcuni lati inediti di sé. Dalla località protetta dove si trova, ha spiegato come la sua vita sia stata letteralmente stravolta nel momento in cui è diventata testimone antimafia. La sua infanzia l’ha vissuta a Partanna, città della Sicilia occidentale: padre muratore, madre sarta. “Facevo la vita di paese”, ha raccontato. Prima di convolare a nozze aveva avuto un solo fidanzatino ma a 14 anni gli Atria entrarono nella sua vita. “Don Vito, padre di Nicola, veniva a casa cercando di organizzare il matrimonio. L’anno successivo venne ufficializzato il fidanzamento con tanto di anello”, ha raccontato.
L’incontro con Paolo Borsellino e la vita sotto scorta
Quando Piera Aiello scoprì chi erano veramente gli Atria, si recò dal boss, don Vito, chiedendo di sciogliere il fidanzamento, ma lui la minacciò. Nel novembre del 1985 convolò a nozze con Nicola ma pochi giorni dopo il suocero fu ucciso. “Nicola giurò vendetta”, ha ricordato Piera. Il 24 giugno 1991 fu assassinato anche il marito: “Davanti ai miei occhi, nella sala della nostra pizzeria. Mia figlia Vita Maria era dai nonni, aveva tre anni”, ricorda Piera. La donna decise subito di denunciare i killer: una volta a Palermo si ritrovò davanti, tra gli altri, anche Paolo Borsellino, insieme a Morena Plazzi e Alessandra Camassa. Queste ultime due divennero le muse ispiratrici di Piera.
Ripensando invece all’incontro con Borsellino ha ricordato: “Quando lo sentii parlare gli dissi che col suo accento palermitano sembrava un mafioso. Poi lo chiamai “onorevole”. Mi fermò e disse: “Mi chiami zio Paolo”. Mi rassicurò e mi consigliò di pensarci tre giorni, perché testimoniando avrei dovuto strappare la Sicilia dalla mia mappa esistenziale”. L’ultimo giorno di luglio del 1991 fu inserita nel programma di protezione, sotto scorta e per sei anni ebbe delle identità provvisorie. Piera successivamente ha avuto un altro marito e due altre figlie ma tutti in casa usano ancora il nome dell’identità segreta. Nel marzo del 2018 è stata eletta con i 5 Stelle alla Camera mostrando il suo volto in pubblico per la prima volta e diventa poi membro della Commissione Giustizia e di quella Antimafia della Camera.