Il vaccino anti Covid non funziona allo stesso modo per tutti. A rivelare il perché uno studio inglese, secondo cui ad incidere sono diversi fattori, come età, sesso, peso corporeo, alcune malattie e dipendenza dal tabacco (come emerso da uno studio italiano). Chi ha più anticorpi? Le giovani donne vaccinate e guarite dal Covid. Anziani, obesi e fumatori invece sono coloro che ne hanno meno. La “classifica” emerge dallo studio “React”, condotto dall’Imperial College, che ha misurato tra gennaio e maggio 2021 la presenza di anticorpi in 212mila persone vaccinate con Pfizer (un terzo del campione) e AstraZeneca.
I risultati sono stati pubblicati su Nature Communications e potrebbero tornare utili nelle valutazioni sulla quarta dose, al momento autorizzata solo per gli immunodepressi. Ci sono alcune malattie che rendono più debole la risposta immunitaria: diabete, insufficienza renale o epatica, problemi ai polmoni o neurologici, cancro e anche un disturbo psichiatrico come la depressione. Invece le malattie cardiologiche o l’ipertensione, riporta Repubblica, non compromettono l’efficacia del vaccino anti Covid.
“CONTEGGIO ANTICORPI NON E’ INDICATORE PROTEZIONE”
Torniamo alle donne, la cui risposta è più forte rispetto agli uomini per diversi tipi di vaccino, anche quello anti Covid. Le cause però non sono chiare. L’effetto, comunque, si mantiene in tutte le fasce di età; quindi, il motivo potrebbe non essere una questione ormonale. Non è neppure chiaro se ciò potrebbe spiegare perché la malattia colpisce più gravemente gli uomini e pure con il long Covid. Lo studio dell’Imperial College conferma che chi è guarito e vaccinato ha più anticorpi rispetto a chi è solo guarito o solo vaccinato.
I ricercatori però precisano che il conteggio degli anticorpi non è un indicatore della protezione dal contagio. I test rilevano sono quelli neutralizzanti, ma non è chiaro quale sia il numero minimo in grado di evitare il contagio. Studi di laboratorio, spiegano i ricercatori, osservano che i linfociti T restano attivi almeno 6-8 mesi dopo il vaccino o il contagio, quelli B proteggono per un anno. Quindi, la protezione sarebbe più lunga di quei 3-4 mesi in cui gli anticorpi sono ai massimi livelli, ma le indicazioni attualmente a disposizione suggeriscono che sia improbabile che la durata superi un anno.