La Svizzera rompe la sua storica neutralità dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Lo fa unendosi alle sanzioni introdotte dall’Unione europea. Ad annunciare la svolta è stato il presidente della Confederazione, Ignazio Cassis, intervenuto ai microfoni del canale francese della tv pubblica. Ha, infatti, spiegato che è “molto probabile” che domani la Svizzera congelerà una serie di beni che sono posseduti dai cittadini russi. Di fronte alla guerra Berna rompe la sua neutralità tradizionale e copre un “buco” che rischiava di aprirsi nella morsa finanziaria che l’Alleanza Atlantica ha deciso di stringere attorno alla Russia.
Fino a ieri la Svizzera aveva espresso una posizione prudente nei confronti delle mosse di Vladimir Putin. Infatti, il governo svizzero si era limitato a stilare una black list con i nomi di circa 300 cittadini russi e 4 banche, a cui aveva imposto il divieto di intrattenere rapporti d’affari. Quindi, i tanti oligarchi e milionari russi che hanno conti nelle banche elvetiche avrebbero potuto in teoria continuare ad operare.
“NEUTRALITÀ NON SIGNIFICA INDIFFERENZA”
La Svizzera rischia di andare incontro ad un duplice rischio, da un lato giuridico e dall’altro reputazionale. Infatti, le banche che avessero mantenuto un rapporto con gli interlocutori russi sarebbero poi andate incontro a citazioni in giudizio. Inoltre, potevano essere considerate fiancheggiatrici del regime di Vladimir Putin, seppur in maniera indiretta. Quindi, il rischio era quello di vivere una situazione simile a quella della Seconda guerra mondiale, quando la Svizzera continuerò ad avere rapporti economici con la Germania di Hitler.
Ora Berna ha deciso di allinearsi e di non restare isolata. In un messaggio alla nazionale letto poche ore dopo l’attacco della Russia all’Ucraina il presidente Ignazio Cassis aveva dichiarato: «Neutralità non significa indifferenza». Aveva quindi accusato la Russia di aver «violato in maniera flagrante il diritto internazionale e la sovranità di un altro Stato». Ma i partiti svizzeri la pensano diversamente: l’Udc, partito della destra nazionalista, aveva chiesto di preservare la neutralità, invece i Verdi auspicavano maggior rigore.