Carla Lallai, giovane artista sarda di 29 anni, è morta nelle scorse ore durante un raduno notturno, forse un rave, in quel di Sassari. Come riferisce il quotidiano il Corriere della Sera, la ragazza si era sdraiata sul parapetto di un parcheggio situato al primo piano di un capannone, e dopo essersi assopita ha perso l’equilibrio precipitando sul piazzale di sotto. Un volo di 13 metri che purtroppo non le ha lasciato scampo, visto l’impatto violento con l’asfalto sottostante. Immediato l’intervento dei soccorsi e delle forze dell’ordine, e secondo i primi rilievi eseguiti dai carabinieri si tratterebbe realmente di un incidente.
In ogni caso, come spiega il quotidiano di via Solferino, è stata disposta l’autopsia, che dovrà accertare le condizioni fisiche di “Carlita”, così come veniva chiamata dagli amici, quando è precipitata, e quali siano state le ferite risultatele fatali. «Non era un rave — ci tiene a precisare uno dei partecipanti — ma un raduno di amici», commentando quel gruppo di persone che si erano date appuntamento da tutta la Sardegna, in un ex night club nella zona industriale Predda Niedda, affittato legalmente. Non si sa di preciso quante fossero le persone presenti, forse cento, e la festa è proseguita fino a tarda mattinata, quando una quindicina di persone sono rimaste nello stesso stabile, fra cui anche Carla Lallai.
CARLA LALLAI, MORTA DOPO UN RAVE: “ERA UNO SPIRITO LIBERO”
Quest’ultima voleva riposare al sole, si è stesa sul parapetto non rendendosi conto di quanto fosse pericolosa la posizione. Ad un certo punto, verso mezzogiorno, alcuni amici non l’hanno più vista, e dopo essersi affacciati dal parapetto hanno visto il corpo esanime della 29enne. «È uscita da sola, nessuno ha visto», hanno spiegato i partecipanti al “rave”, di conseguenza i carabinieri cercheranno di ricostruire l’accaduto attraverso le telecamere di sorveglianza presenti in zona.
Carla Lallai era nata in provincia di Cagliari, «Spirito libero e indipendente — la ricorda un’amica — e fin da ragazzina grande attitudine per l’arte». Creava oggetti di artigianato sardo, come delle maschere, ma realizzava anche pannelli e murales, partecipando a feste e sagre di paese. «Non sono stanziale — raccontava — e mi piace girovagare da un posto all’altro».