Rocco Hunt è intervenuto in qualità di ospite ai microfoni della trasmissione di Rai Uno “Ciao Maschio”, andata in onda nella serata di sabato 26 febbraio 2022. Subito il cantante ha descritto il proprio carattere: “Sono impulsivo e la mia impulsività si manifesta tutti i giorni nel mio lavoro. Appena ho un input parto e dopo dieci minuti già mi pento di quello che ho fatto e a volte chiedo scusa per ciò che ho fatto o detto. Non amo essere ingannato, soprattutto nel mio lavoro: quando succede qualcosa che va contro i miei piani, parto e mi devono fermare. Alzo i toni, urlo, divento un po’ antipatico nei modi. Questo è il motivo per cui ho delle persone che mediano con il mondo esterno. Ma non è che sono un mostro!”.
La vocazione per la musica risale all’infanzia: “Già da piccolo avevo le idee chiare, perché mio papà era speaker radiofonico in una radio di Salerno e quindi sono cresciuto con i vinili dei cantanti napoletani. Non ho avuto il tempo di trovare un piano B, diciamo. Certo, i momenti bui non sono mancati e forse durante l’infanzia ci sono stati quelli peggiori, quando mio padre era disoccupato e non riusciva a trovare lavoro. Le esigenze di famiglia divenivano sempre più grandi e subentrava lo sconforto, ma lui si è sempre rimboccato le maniche e si è sottoposto a privazioni per dare la precedenza a noi”.
ROCCO HUNT: “A 14 ANNI VENDEVO IL PESCE, POI…”
Nel prosieguo dell’intervista rilasciata a “Ciao Maschio”, Rocco Hunt ha raccontato che da giovanissimo era pescivendolo nella pescheria di suo zio. Aveva 14-15 anni e con i primi soldi guadagnati ha deciso di produrre il primo videoclip: da lì, la casa discografica lo ha notato e l’ha convocato a Milano. “Mio padre mi disse di andare a scuola o di trovarmi un lavoro – ha rivelato l’artista –. Aveva paura della scottatura e della delusione che potesse derivare dalla musica, invece… In pescheria torno comunque quasi ogni Natale. Mio zio ha ancora i miei poster appesi lì”.
E Rocco Hunt che genitore è? “Sono un papà moderno, io e mia moglie siamo come i carabinieri: c’è quello buono e c’è quello cattivo. Io cerco di alzare un po’ la voce quando mio figlio che ha 5 anni inizia a dirmi che sa già tutto. Provo a non fargli commettere gli errori che ho fatto io: adesso lui frequenta una scuola internazionale e sono felice di potergli dare quel percorso formativo che non ho avuto io”.