DRAGHI: “ITALIA NON DIPENDA DA UN SOLO PAESE”
«Nel breve termine, anche una completa interruzione completa dei flussi di gas dalla Russia a partire dalla prossima settimana non dovrebbe di per sé comportare seri problemi»: così il Premier Mario Draghi ha provato a fugare le preoccupazioni dei prossimi mesi in merito al caro energia che si sta abbattendo in Italia e Ue per via della guerra in Ucraina. Allo stesso tempo però, il Presidente del Consiglio non ha omesso la preoccupazione circa la dipendenza del gas da un solo Paese in maniera consistente, come avviene oggi: «non possiamo essere così dipendenti dalle decisioni di un solo paese, ne va anche della nostra libertà, non solo della nostra prosperità».
All’interno delle lunghe Comunicazioni offerte da Draghi in Parlamento sulla guerra in Ucraina, una buona parte è stata presa dal tema cruciale del futuro energetico del nostro Paese, oggi dipendente al 40% dal gas russo: «Il governo è al lavoro per mitigare l’impatto di eventuali problemi sulle forniture energetiche: al momento non ci sono segnali di un’interruzione delle forniture di gas, tuttavia è importante valutare ogni evenienza visto il rischio di ritorsioni e di un possibile ulteriore inasprimento delle sanzioni. L’Italia importa circa il 95% del gas che consuma, oltre il 40% proviene dalla Russia». Ebbene, nel breve termine grossi problemi non ve ne saranno, conferma il Premier citando la relazione del Ministro MiTE Roberto Cingolani: «anche una completa interruzione completa dei flussi di gas dalla Russia a partire dalla prossima settimana non dovrebbe di per sé comportare seri problemi. L’Italia ha ancora 2,5 miliardi di metri cubi di gas negli stoccaggi, l’arrivo di temperature più miti dovrebbe comportare una significativa riduzione dei consumi da parte delle famiglie».
LA CRISI DEL GAS E LE POSSIBILI CONSEGUENZE
La previsione fatta dal Presidente del Consiglio in Parlamento viene dalle ultime triangolazioni avute con G7 e Unione Europea negli ultimi giorni di sgomento per il conflitto ingranditosi sempre più in Ucraina: «La nostra previsione è che saremo in grado di assorbire eventuali picchi di domanda attraverso i volumi in stoccaggio e altre capacità di importazione. Tuttavia, in assenza di forniture dalla Russia, nel futuro immediato e nei prossimi inverni rischia di essere più complicata. Il governo ha allo studio una serie di misure per ridurre la dipendenza italiana dalla Russia». Al momento le opzioni al vaglio sono state inserite nell’ultimo Decreto Ucraina approvato ieri in CdM, seguito naturale dello stato di pre-allarme varato lo scorso 27 febbraio: «Le opzioni perfettamente compatibili con i nostri obiettivi climatici riguardano prima di tutto le importazioni di gas da altri fornitori come Algeria o Azerbaigian, il maggiore utilizzo di terminali di gas naturale liquido a disposizione, eventuali incrementi temporanei nella produzione termoelettrica a carbone o petrolio che non prevederebbero comunque l’apertura di nuovi impianti. Se necessario, sarà opportuno adottare una maggiore flessibilità sui consumi di gas in particolare nel settore industriale e termoelettrico». Draghi ribadisce come sia fondamentale muoverci nella direzione di un approccio comune per lo stoccaggio e l’approvvigionamento di gas: «farlo permetterebbe di ottenere prezzi ben più bassi dai paesi produttori e assicurarci vicendevolmente in caso di shock isolati. La guerra avrà conseguenze sul prezzo dell’energia che dovremo affrontare con nuove misure a sostegno delle imprese e delle famiglie: è importante che l’Ue le agevoli per evitare contraccolpi eccessivi sulla ripresa». Da ultimo, il tema della diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico è un vero obiettivo da proseguire in maniera indipendente da quanto avverrà in Russia con la crescente guerra con Kiev e con le durissime sanzioni Ue approvate contro il Cremlino: «non possiamo essere così dipendenti dalle decisioni di un solo paese, ne va anche della nostra libertà, non solo della nostra prosperità. Dobbiamo puntare prima di tutto su un aumento deciso di produzione di energie rinnovabili, dobbiamo continuare a semplificare le procedure, dobbiamo investire sullo sviluppo del biometano. Il gas rimane un utile mezzo per affrontare la transizione. Dobbiamo ragionare sull’aumento della capacità di rigassificazione e su un possibile raddoppio della capacità del gasdotto Tap», ha concluso il Premier in Parlamento.