Citando Keynes, nel lungo periodo saremo tutti morti e quindi nessuno si preoccuperà di controllare se gli impegni presi ieri da Carlos Tavares nel piano strategico di Stellantis per il 2030 saranno stati rispettati. Ed è sicuramente un bene visto che mirando da così lontano raramente ci si piglia. Ricordiamo quando Sergio Marchionne nel 2017 pronosticava 400 mila Alfa Romeo vendute nel 2022, mentre lo scorso anno ne sono state vendute 26 mila in Europa e 18 mila negli Usa, molto di più rispetto agli anni precedenti ma lontanissimo dagli obiettivi. Anche i migliori sbagliano, ma quando lo fanno preferiscono spararla grossa. Come il Tavares che, senza battere ciglio, ha messo nero su bianco un raddoppio del fatturato di Stellantis entro il 2030 e il completo passaggio ai veicoli totalmente elettrici entro la stessa data in Europa. Come ciliegina sulla torta, il Ceo di Stellantis ha confermato per tutto il decennio margini di guadagno a doppia cifra, un’affermazione decisamente impegnativa visto quello che è successo nel mondo nell’ultimo periodo e negli ultimi giorni.
Ma come farà Stellantis a raddoppiare il fatturato vendendo solo auto elettriche in Europa e il 50% di veicoli a batteria negli Usa? Le strade sono sostanzialmente tre o un mix delle stesse: raddoppiare le vendite, raddoppiare i prezzi, o vendere meno utilitarie e più auto premium che costano molto di più. Sulla strada della prima ipotesi per Stellantis c’è l’ennesimo sbarco in forze in Cina dove sia i francesi che gli italiani hanno fallito innumerevoli volte. Da quelle parti, il Gruppo Stellantis ha venduto 125 mila auto l’anno scorso, una miseria rispetto a un mercato che vale 20 milioni di pezzi ed è superpresidiato dai produttori locali e dai tedeschi. Aumentare in maniera significativa le vendite in Europa o negli Usa pare obiettivamente un’operazione ardua e sanguinosa per Stellantis visto che per farlo occorrerebbe abbassare i prezzi e aumentare le uscite per investimenti in marketing. Ma anche se si moltiplicassero per dieci le vendite in Cina e si aumentassero del 2-3% quelle in Europa e negli Stati Uniti, l’obiettivo di raddoppiare il fatturato sarebbe comunque lontano.
L’ipotesi, invece, di cambiare il mix di vendite sembra più ragionevole, anche se è vecchia come il cucco. In questo caso entrano in gioco Lancia, Alfa Romeo e, soprattutto, Maserati. Auto premium dagli alti costi di acquisto e, almeno per quanto riguarda i primi due marchi, più di là che di qua. Insomma, quasi morti. Lancia ha un solo modello sul mercato da innumerevoli anni ed è un modello vecchio. Il brand, per farla breve, ha un passato straordinario e un presente quasi inesistente. Alfa Romeo sopravvive in attesa messianica della Tonale, il primo suv ibrido della famiglia, mentre Giulia e Stelvio inanellano più premi che immatricolazioni. Lo scorso anno hanno perso circa il 30% delle vendite in Europa soprattutto perché sono ancora lontane dal livello di affidabilità dei concorrenti. Non è del tutto diverso il discorso per Maserati che si posiziona nel segmento Luxury dove la concorrenza è più che spietata. L’obiettivo di Fca era arrivare a 70 mila vetture immatricolate all’anno entro il 2018, ma il marchio del Tridente non lo ha mai nemmeno sfiorato. Nel 2021 le vendite di Stellantis sono cresciute del 41%, ma si sono fermate a poco meno di 25 mila vetture. Insomma, la strada di modificare il mix puntando su auto di lusso è perlomeno in salita.
Resta, invece, quella dell’aumento dei prezzi e Il Ceo di Stellantis, Tavares, lo ha confermato indirettamente qualche giorno fa quando ha svelato pubblicamente quello che tutti gli operatori del settore sanno: “Per le Case”, ha detto, “il grande elefante dentro alla stanza, davvero grande e grosso, è il costo della elettrificazione. I Costruttori non hanno modo di trasferire agli automobilisti dal 40% al 50% in più di costo totale di produzione aggiuntivo per un’auto elettrica rispetto a una a motore tradizionale. Se applicheremo questo aumento, perderemo tutta la classe media e la base dei clienti calerà. Per lo stesso motivo, con costi tanto alti non potremo mantenere i prezzi attuali delle auto. Si andrebbe in perdita e sarebbe necessaria una ristrutturazione”.
Il pensiero è un po’ contorto, ma può essere tradotto facilmente. Le auto elettriche costano molto di più. Se alziamo i prezzi venderemo meno e dovremo licenziare. Se non li alziamo andremo in perdita e dovremo licenziare comunque. Anzi, l’intero discorso del Ceo di Stellantis può essere sintetizzato in una parola sola: incentivi. I governanti che hanno voluto la bicicletta (l’auto elettrica), adesso devono pedalare per tenere in piedi la baracca. E i bilanci delle aziende automobilistiche.
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