Stefania Seimur, ballerina e compagna del tenore Vittorio Grigolo, è riuscita nell’impresa di salvare la madre Olga, 49 anni, che si trovava a Kiev. La guerra in Ucraina scoppiata il 24 febbraio 2022 per effetto dell’azione militare russa non sta risparmiando neppure la capitale del Paese e la giovane ha deciso di intervenire. Come racconta al “Corriere della Sera”, “ho seguito un’intuizione, il sesto senso delle donne: il conflitto non era ancora scoppiato, ma il 21 febbraio ho acquistato il biglietto per volare a Kiev. Sono andata a prendere mia madre. Temevo che senza di me, non avendo un visto straniero permanente, non potesse attraversare la frontiera ucraina”.
Stefania Seimur, 26 anni, spiega poi che “alle cinque del mattino del 24 mia madre e io siamo state svegliate dalle prime bombe, dalla prima sirena. La nostra auto era senza benzina, ma c’erano già code di chilometri per fare rifornimento e lasciare la città. Quelle file di auto per uscire da Kiev ci hanno frenato: avevamo paura di restare imbottigliate sotto le bombe. Ho visto mia madre infilare in fretta e furia in uno zaino le tracce di cinquant’anni di vita, uno strazio infinito”. Poi, il terzo giorno di guerra la situazione è precipitata: i russi si sono impossessati delle città vicine e “abbiamo deciso di fuggire. In auto abbiamo attraversato la città fino alla stazione, i militari russi sparavano ai civili. Alla stazione c’era l’ultimo treno Kiev-Varsavia che partiva alle 18.30. Al binario una marea nel panico correva verso quell’ultima speranza del giorno, quando all’improvviso qualcuno, dall’altra parte del binario, ha aperto il fuoco e la sirena è scattata. Mia madre e io non siamo riuscite a prendere quel treno e ci siamo precipitate nella metropolitana, abbiamo passato la notte in un vagone mentre i russi bombardavano la stazione centrale”.
STEFANIA SEIMUR: “HO VISTO SCENE STRAZIANTI A KIEV”
Stefania Seimur, ancora sul “Corriere della Sera”, rivela che il giorno successivo lei, la madre e altre donne si sono messe in mezzo alla stazione per essere pronte a scattare, all’annuncio del binario, verso il treno in partenza per Lviv, ai confini della Polonia.
Ce l’hanno fatta, ma hanno assistito ad addii strazianti: “È stata la cosa più dura, perché ormai il corpo era assente, in quei momenti non senti il dolore della stanchezza, né il battito cardiaco, pensi solo a salvarti la vita. I padri caricavano sul treno le loro famiglie, i bambini battevano sui finestrini per salutarli e li pregavano di non lasciarli. Un padre ha preso in braccio la figlia invalida e in gravi condizioni, l’ha lanciata nel vagone del treno mentre stava per partire, mentre una madre con una protesi al braccio trascinava i figli piccolissimi e gli zaini”. Oggi Stefania Seimur e la madre sono al sicuro e la danzatrice commenta: “Dentro di noi, la speranza non muore, anche se la mente ci dice che la fine non sarà quella che vogliamo”.