LA GUERRA IN UCRAINA “CONGELA” LA RIFORMA PENSIONI
Lo scrivevamo proprio in queste pagine all’inizio della guerra scattata in Ucraina: inevitabilmente, le principali riforme italiane avrebbero avuto un possibile “ritardo” nell’attuazione e nella discussione, così come sta avvenendo nell’intera politica internazionale inevitabilmente condizionata dagli eventi tra Mosca e Kiev.
Così è anche il caso della riforma pensioni italiana, data come possibile approvazione prima del Def di aprile: il tavolo col Ministero del Lavoro invece si è rallentato se non proprio fermato in queste ultime settimane, facendo restare aperte tutte le opzioni possibili per ristrutturare le pensioni dal 2023 in poi. Dalle proroghe/messe a norma di Opzione Donna e Ape Sociale, fino al piano per il post-Quota 102, arrivando poi ai progetti per rilanciare il sistema contributivo e le penalizzazioni eventuali. Il tavolo è ancora pienissimo di idee ma senza ancora un indirizzo preciso per attuarle: l’avvicinarsi del Def e soppiatto i progetti del PNRR costringeranno però il Governo italiano ad una accelerata necessaria su diversi tavoli, primariamente quello delle pensioni. (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, LA PROPOSTA DI MARINO
In un articolo pubblicato su pensionipertutti.it, Mauro Marino avanza una proposta di riforma delle pensioni. Ne citiamo alcuni punti salienti, come la possibilità di lasciare il lavoro dai 62 anni con una penalizzazione dell’1,5% per ogni anno di anticipo rispetto ai 66 (età a cui dovrebbe scattare la pensione di vecchiaia) e invece un bonus dell’1,5% annuo per quanti decidono di restare al lavoro dai 66 ai 70 anni. Le penalizzazioni non dovrebbero essere applicate per casi particolari di disoccupazione, lavori usuranti, malattia e invalidità. L’esperto previdenziale propone anche di abolire le finestre di attesa per il pensionamento e il meccanismo che lega i requisiti all’aspettativa di vita e di far scattare la pensione anticipata con 41 anni di contributi sia per gli uomini che per le donne.
OPZIONE DONNA E APE SOCIALE STRUTTURALI
Marino propone anche una pensione di garanzia per i giovani, le donne e chi svolge lavori di cura, prevedendo anche un bonus contributivo di 6 mesi alle donne per ogni figlio, fino a un massino di due. Inoltre, renderebbe strutturali Opzione donna e Ape sociale. Oltre a separare previdenza e assistenza, incentiverebbe la previdenza complementare con benefici fiscali fino al 50% dei contributi versati. Per i dipendenti pubblici, prevederebbe l’erogazione del Tfs/Tfr entro sei mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro, mentre per i pensionati varerebbe l’estensione della no tax area fino a 10.000 euro, eliminando anche le addizionali regionali e comunali per redditi imponibili fino a 30.000 euro e dimezzandole per i redditi imponibili da 30.000 a 40.000 euro, con un’indicizzazione al 100%.
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