I DATI ADEPP
In un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore viene ricordato che, in base ai dati dell’Adepp, l’associazione delle Casse professionali, “sono sempre di più i professionisti che continuano a lavorare anche dopo essere andati in pensione. In soli quattro anni, dal 2017 al 2020, sono cresciuti del 19%, più o meno allo stesso ritmo dell’insieme complessivo dei pensionati (+21%) aderenti alle Casse di previdenza privatizzate. Con il risultati che di fatto oggi più di uno su due tra i professionisti che vanno in pensione sceglie di continuare a lavorare e a versare i contributi alla propria Cassa di appartenenza. Due su tre per commercialisti e avvocati”. Il quotidiano di Confindustria riporta anche le parole del Presidente dell’Adepp, Alberto Oliveti, secondo cui “in molte Casse i pensionati attivi, principalmente attraverso il versamento del contributo integrativo, contribuiscono alla stabilità del sistema previdenziale e diventano attori di un effetto perequativo tra generazioni”.
IL MINISTRO ORLANDO SULLA RIFORMA PENSIONI
Nel giorno dell’8 marzo dopo Tridico anche il Ministro del Lavoro Andrea Orlando commenta l’attuale situazione di “stallo” sulla riforma pensioni facendo diretto riferimento al “nodo” delle donne: «Credo che il confronto debba ripartire tenendo conto del fatto che il lavoro per la donna è sempre doppio ed il riconoscimento dei percorsi che portano alla pensione dovranno includere proprio questo dato», ha spiegato l’esponente Pd intervistato da Radio Immagina (la web radio del Partito Democratico).
In attesa che possa ripartire al più presto il tavolo di confronto con i sindacati sulla prossima riforma previdenziale, Orlando sottolinea come il lavoro femminile è già stato inserito come priorità nella proroga di Opzione Donna: «credo dovremmo provare a rendere strutturale, o almeno pluriennale, associandolo anche ad altri strumenti che tengano conto delle condizioni in cui le persone lavorano e delle differenze indotte dai diversi lavori». In merito alle differenze che ci dovranno tra la Quota 100 e la prossima riforma pensioni, il Ministro del Lavoro ha sottolineato «Noi invece dobbiamo tener conto della concreta condizione che ciascuno svolge e nel caso delle donne sommare il carico del lavoro famigliare che ancora grava sulle loro spalle». (agg. di Niccolò Magnani)
IL GENDER GAP NELLE PENSIONI
Come riporta l’Agenzia Vista, anche il Presidente dell’Inps Pasquale Tridico, partecipando all’iniziativa del Cnel “Le donne per il lavoro, il lavoro per l donne”, ha evidenziato come le disuguaglianze di genere nel mondo del lavoro, a livello salariale, “si trasformano in disuguaglianze pensionistiche”. Infatti, le pensioni delle donne risultano in media più basse del 27% rispetto a quelle degli uomini. Guardando l’importo degli assegni medi, per gli uomini è pari a 1.863 euro al mese, per le donne a 1.352 euro al mese. In taluni casi, come spiega Tina Trivissone, dirigente della segretaria provinciale dello Spi-Cgil di Foggia, i livelli degli assegni portano le donne pensionati a livello di emergenze povertà. La sindacalista, come riporta foggiatoday.it, sottolinea infatti che nella sua provincia “le donne pensionate sono circa 94mila: quasi il 70% di loro percepisce la pensione minima. Con la pandemia, per moltissime pensionate si è acuita una situazione di estrema solitudine, soprattutto per chi vive nei quartieri più degradati e periferici del capoluogo”.
LE PAROLE DI SCHIENA (CGIL)
Nella Giornata internazionale della donna, Filomena Schiena, Segretaria generale della Cgil di Brindisi, ricorda il gap di genere esistente nella previdenza. “Le donne pensionate sono più numerose (il 53% del totale) però percepiscono cifre inferiori rispetto agli uomini. Nel primo semestre 2021 il gender gap pensionistico è salito a 498 euro al mese (pari al -34,8%, per le donne). In un anno una donna porta a casa, mediamente, circa 6mila euro in meno di un uomo. Al di là delle singole cifre, questa lettura lucida dei dati conferma che le differenze tra uomo e donna sul fronte delle pensioni è la diretta espressione di un forte divario di genere dal punto di vista occupazionale. Servono altri 257 anni ancora per raggiungere l’uguaglianza tra uomini e donne nel solo ambito lavorativo”, sono le parole della sindacalista riportate da quimesagne.it. Schiena evidenzia che “quest’anno poteva essere un 8 marzo di speranza grazie al calo dei contagi ed invece è segnato da un evento tragico che mai avremmo pensato potesse accadere, il ritorno della guerra in Europa”.
RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI MARINO
In un articolo pubblicato su pensionioggi.it, Mauro Marino sottolinea che il confronto sulla riforma delle pensioni tra Governo e sindacati è di fatto fermo, già da prima dello scoppio della guerra in Ucraina. “In pratica l’esecutivo dopo oltre un anno in cui gli si chiede chiarezza e proposte scritte per riformare la legge Fornero fa filtrare ipotesi farraginose e confuse. Le proposte del Presidente dell’Inps Tridico, quella di Raitano o quella chiamata Opzione Tutti non sono mai state definite precisamente nei termini, e nessuna di queste è mai stata indicata la più desiderata dal Governo”, scrive l’esperto previdenziale, spiegando che “questo atteggiamento, poco rispettoso nei confronti dei cittadini italiani, deve essere superato”.
LE TRATTATIVE DA RIPRENDERE SULLA RIFORMA DELLE PENSIONI
Secondo Marino, “l’esecutivo, anche in questo momento drammatico che stiamo vivendo deve riprendere le trattative con le Organizzazioni Sindacali senza lasciare nel dubbio milioni di lavoratori che hanno diritto di conoscere gli intendimenti governativi, anche perché i margini per definire una nuova legge previdenziale ci sono tutti”. Dal suo punto di vista, inoltre, il Governo dovrebbe anche “impegnarsi nei confronti dei milioni di pensionati ormai al limite della sussistenza, anche per effetto di un’inflazione che viaggia oltre il 5%, alzando, ad esempio, la no tax area a 10.000 € ed eliminando le addizionali regionali e comunali per redditi fino a 30.000 €”. Vedremo quali saranno le effettive mosse del Governo sul fronte della riforma delle pensioni, anche perché si avvicinano la scadenza della presentazione del Def.
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