Nuovo appuntamento con i sondaggi politici, questa volta con i dati stilati da Tecnè per l’agenzia Dire. Partiamo dalle intenzioni di voto, in vetta alla classifica troviamo due partiti: parliamo di Partito Democratico e Fratelli d’Italia, entrambi al 21,5%. I dem di Enrico Letta perdono lo 0,7%, mentre il partito guidato da Giorgia Meloni è in ribasso dello 0,3%.
I sondaggi politici di Tecnè per l’agenzia Dire non segnalano novità per la Lega: il Carroccio di Matteo Salvini è stabile al 16,3%. Ancora in calo, invece, il Movimento 5 Stelle: i pentastellati di Giuseppe Conte passano dal 12,5% al 12,4%. Forza Italia di Silvio Berlusconi è stabile al 10,4%, mentre guadagna terreno la federazione Azione/+Europa: +0,3%, gradimento al 4,8%. Italia Viva stabile al 2,8%, mentre Europa Verde sale al 2,5% (+0,3%). Infine, segnaliamo Sinistra Italiana al 2,4% (+0,3%).
SONDAGGI POLITICI: I DATI DI TP SULLA CRISI IN UCRAINA
Torniamo adesso alla crisi in Ucraina grazie ai sondaggi politici di Termometro Politico. Italiani freddi sul, possibile ingresso di Kiev nell’Unione Europea: il 16% è a favore, sarebbe un gesto altamente simbolico da mettere in atto subito. Per il 29,8%, invece, è giusto accettare simbolicamente il suo status di candidato, come ha fatto il Parlamento Europeo, ma una decisione effettiva dovrà avvenire più tardi. Per il 28,3%, invece, in questo momento sarebbe un gesto avventato e non utile: meglio ripensarci, in caso, quando ci sarà la pace. Il 13,5% è contrario: l’Ucraina è un Paese in guerra che non rispetta i diritti delle minoranze, mentre il 10,2% è contro la Ue e a ogni nuova adesione. Una battuta anche sulla mossa del governo di dichiarare lo stato di emergenza umanitaria per la crisi in Ucraina: per il 41,9% è stata una mossa necessaria e giusta. Il 28,2% è dubbioso: forse le stesse decisioni potrebbero essere prese senza stato di emergenza. Il 27%, invece, è contrario: questo potrebbe essere uno strumento usato per prorogare misure come il green pass o comunque per limitare le libertà dei cittadini. Il restante 2,9% ha preferito non rispondere.