Un’arma invisibile starebbe colpendo l’esercito russo dall’alto, senza farsi notare e causando ai militari di Mosca perdite pesanti. Si tratta dei droni bombardieri Bayraktar, o meglio noti con la sigla BT2, dei velivoli leggeri, economici e manovrabili da lontano che l’Ucraina ha acquistato dalla Turchia e che stanno servendo all’esercito di Kiev per combattere e fermare quanto più possibile l’invasione russa. Se i numeri dei decessi tra i russi venissero confermati, con gli ucraini che parlando di circa 12mila vittime nell’esercito comandato dal Cremlino, buona parte di queste perdite sarebbero di certo riconducibili ai BT2, una vera e propria arma decisiva che riesce a scavalcare le linee difensive e colpire parti meno protette del fronte come i camion della logistica, i trasporta truppe, le cisterne di carburante, le comunicazioni.
Ma cosa sono i BT2? Si tratta, come detto, di droni bombardieri il cui “operatore” è al riparo, distante abbastanza dal fronte, ma comunque in prima linea negli attacchi all’esercito nemico. Agile, economico e comunque sempre letale, il drone Bayraktar è stato acquistato da Ankara e la firma turca in questa guerra tra Ucraina e Russia si fa sentire pesante. I missili sono efficaci e silenziosi tanto da essere una delle armi più vendute al mondo. Solo 4 mesi fa, con un suo attacco, BT2 ha ucciso 53 etiopi in un singolo attacco.
DRONE BOMBARDIERE BAYRAKTAR, COSTO ED EFFICACIA
Lungo 6 metri e mezzo e con un’apertura alare del doppio, rispetto ai concorrenti statunitensi, israeliani e cinesi il drone Bayraktar pesa molto meno: 600 chili, armamento escluso, che fanno il lavoro solito di un cacciabombardiere. Rispetto al velivolo citato, e anche a quelli più leggeri, il BT2 ha un costo molto più contenuto: 10 milioni di dollari in confronto ai 200 dei pesanti. Si nasconde facilmente e in caso di partenza non ha di certo bisogno di aeroporti o particolari autorizzazioni per volare.
Il Bayraktar infatti decolla da una strada, passa sopra le linee, con le sue telecamere permette all’operatore rimasto a terra di osservare il territorio, inquadrare il bersaglio e sganciare. Non si tratta della prima guerra che lo vede schierato come arma di difesa e attacco. Il debutto internazionale è stato contro l’Isis in Siria. Poi contro le forze di Assad, contro il generale Haftar in Libia nel 2019 e nel 2020 in Nagorno-Karabakh ha fatto vincere l’Azerbaijan contro l’Armenia.