Ha ucciso la moglie accoltellandola al collo, poi piuttosto che chiamare i soccorsi è andato a bere una birra al bar. E’ quanto accaduto lo scorso 12 marzo a Lentini, in provincia di Siracusa, dove il marito Massimo Cannone ha ucciso Naima Zahir, la 45enne originaria del Marocco per poi confessare il delitto in presenza del suo avvocato. Precedentemente aveva cercato di depistare le indagini. L’uomo aveva persino parlato ai microfoni di Ore 14: “Quando io ho aperto casa era tutto normale. Arrivo e trovo mia moglie, vedo una pozza di sangue a terra, un coltello al collo e ho cercato di aiutarla, l’ho estratto”.
L’uomo alle telecamere della trasmissione di Rai2 aveva indicato anche il punto esatto nel quale era conficcato il coltello nel collo della moglie. “Non ricordo di preciso dove”, aveva aggiunto, “era pieno di sangue, da questo lato… da questa parte, era sdraiata sul letto”.
Lentini, uccide moglie: il sorriso dopo l’arresto
Per 48 ore l’uomo è rimasto a piede libero prima della sua confessione. Dopo il suo arresto, l’uomo avrebbe guardato le telecamere con un sorriso beffardo, salutando con la mano. “Non è un’esperienza così rara. Molti di questi soggetti avendoli esaminati in ambito giudiziario e visti anche in dibattimento durante udienze particolarmente accese, questo sguardo da impunito quasi da soggetto che si gode l’esperienza, è un aspetto che ho incontrato spessissimo”, ha commentato Roberta Bruzzone intervenendo alla trasmissione Ore 14.
La criminologa ha aggiunto che nei casi in cui le è capitato di incontrare soggetti simili in carcere, alla domanda su un loro presunto o eventuale pentimento, “nella maggior parte delle volte mi dicono ‘quella se l’è meritato’, quindi questo aspetto di aver agito secondo i propri valori distruttivi loro lo mantengono e non c’è da stupirsi”.