I DATI SUGLI ACCESSI ALLA PENSIONE
In un articolo pubblicato su truenumbers.it viene evidenziato che “in assenza di una riforma accedere alle pensioni con meno di 40 anni di contributi diventerà qualcosa di più raro, in futuro. Questo accadrà sia per la fine di alcune agevolazioni come Quota 100, come si è detto, sia per la sempre maggiore frequenza di carriere discontinue caratterizzate da bassi salari, soprattutto tra i giovani, i pensionati di domani”. A proposito della fine di Quota 100, orizzontescuola.it, segnala che “senza Quota 100 il numero di pensionamenti fra maestri e professori della Sicilia si riduce notevolmente: il 35% in meno rispetto al 2021. Si tratta dell’analisi di Salvo Intravaia su La Repubblica”. Questo calo “potrebbe avere ripercussioni per la mobilità, le cui domande sono già state inoltrate, in particolare per quei docenti che intendono dal Nord o dal Centro Italia tornare in Sicilia. Ma anche le immissioni in ruolo potrebbero accusare il colpo, con la stabilizzazione dei precari che diverrebbe problematica, specie in alcune classi di concorso”.
IL DEBUTTO DEI PEPP
Come ricorda Teleborsa, “oggi entra in vigore il regolamento paneuropeo sui prodotti pensionistici personali (Peep) adottato nel 2019 che apre la strada a un nuovo programma volontario per consentire alle persone di risparmiare per la pensione. Si tratta di un complemento dei sistemi pensionistici pubblici e aziendali, insieme ai regimi pensionistici privati nazionali esistenti. Il Peep offrirà ai risparmiatori pensionistici una scelta più ampia e il vantaggio di una maggiore concorrenza, una maggiore trasparenza e flessibilità nelle opzioni di prodotto. I fornitori beneficeranno di un vero mercato unico e di una distribuzione transfrontaliera facilitata, che consentirà loro di mettere in comune le attività e creare economie di scala. Inoltre viene incentivato lo spostamento dei risparmi verso i mercati dei capitali. I PanEuropean Personal Pensions, in sostanza, consentono ai cittadini Ue di accedere a una forma di risparmio previdenziale integrativo caratterizzata da piena portabilità fra gli Stati membri”.
I PERIODI DI DISOCCUPAZIONE DA NEUTRALIZZARE
La Cia Toscana ricorda che l’Inps ha reso noto che, se i periodi di disoccupazione svalutano l’importo dell’assegno pensionistico, il cittadino potrà chiedere la neutralizzazione di tali periodi vedendo così aumentare la pensione”. Va tenuto però presente che tale beneficio opera “solo se i periodi di disoccupazione sono concentrati negli ultimi 5 anni che precedono la pensione”. Più nello specifico, “i periodi interessati alla neutralizzazione sono quelli derivanti da disoccupazione ordinaria (Naspi) e l’Indennità di disoccupazione agricola”. Inoltre, queste settimane contributive “non devono essere utili per il raggiungimento del diritto a pensione”. Infine, la Cia ricorda che “il beneficio opera per le sole pensioni anticipate e/o di vecchiaia, liquidate nell’assicurazione generale obbligatoria dei lavoratori dipendenti (FPLD)”. C’è anche da tenere presente che “il beneficio non opera d’ufficio, ma solo a domanda da parte dell’interessato”. Può essere quindi utile farsi assistere da un patronato o da un professionista abilitato.
IL CONTRATTO DI ESPANSIONE MARELLI
Il contratto di espansione viene spesso annoverato tra le misure di riforma delle pensioni, più che altro perché in taluni casi sembra avere un funzionamento simile alla cosiddetta “staffetta generazionale”. Il Corriere della Sera in questo senso ricorda che al ministero del Lavoro è stato sottoscritto il contratto di espansione per la Marelli che prevede “fino a 107 assunzioni a fronte di uscite volontarie con un rapporto di una ogni tre. E poi formazione e investimenti per la transizione tecnologica”. Il programma coinvolgerà circa 800 lavoratori per un totale di 20.000 ore e “il contratto ribadisce gli impegni dell’azienda per l’innovazione e la transizione tecnologica in tutte le divisioni attraverso gli investimenti, la formazione e le assunzioni di nuove professionalità”. Diverse aziende oltre Marelli hanno deciso di ricorrere al contratto di espansione, come per esempio il colosso automobilistico Stellantis. Probabile che presto ci siano anche dati più precisi sul ricorso a questo strumento.
RIFORMA PENSIONI, I CONTRIBUTI VALIDI PER QUOTA 102
In un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore viene ricordato che per il perfezionamento del requisito contributivo di Quota 102, la misura di riforma pensioni in vigore per il solo 2022, valgono anche i contributi figurativi, “fermo restando il perfezionamento del requisito di 35 di contributi utile per il diritto alla pensione di anzianità (al netto cioè dei periodi di disoccupazione e malattia non indennizzata), se richiesto dalla gestione a carico della quale è liquidato il trattamento pensionistico. Ad esempio, con 38 anni accreditati (1976 settimane), di cui quattro anni di disoccupazione indennizzata, non si raggiungono i 35 anni previsti, bensì 34 e pertanto Quota 102 non spetta”. Un’utile indicazione, come quella successiva relativa al ruolo che può avere il datore di lavoro.
IL POSSIBILE INCENTIVO ALL’ESODO
Il quotidiano di Confindustria specifica infatti che “l’accesso a Quota 102 non costituisce uno strumento di accompagnamento alla pensione del lavoratore, come lo sono invece l’isopensione (prevista dalla legge 92/2012) o il contratto di espansione (articolo 41 del Dlgs 148/2015): con questi due strumenti il datore di lavoro deve sostenere per legge dei costi per favorire lo scivolo pensionistico dei dipendenti in esubero”. Ciò non toglie che un datore di lavoro possa incentivare l’esodo di tali dipendenti vicini al traguardo di Quota 102, o che l’abbiano già raggiunto, anche “per compensare la riduzione del reddito rispetto alla retribuzione o anche per attutire i mancati guadagni derivanti dal divieto di cumulo fra pensione e redditi”.
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