Nella puntata di domenica scorsa di “Non è l’arena”, programma di LA7, Massimo Giletti si è collegato da Odessa, dove è volato per raccontare in prima persona la guerra in Ucraina. Dalla città, una delle più bombardate durante il conflitto, il giornalista ha raccontato di sentire spari, essendo in corso un attacco russo. La scelta di Giletti di recarsi in Ucraina e di raccontare da lì quanto stava accadendo non ha trovato apprezzamenti tra i colleghi. Tra i più critichi, Andrea Scanzi.
Su Facebook, il giornalista ha scritto: ““L’ipocrisia è un compito ventiquattr’ore su ventiquattro”, scriveva William Somerset Maugham, e certo non sapeva di riassumere in una frase (anche) la carriera di Massimo Giletti. La sua spettacolarizzazione della guerra in Ucraina, andata in onda domenica sera nella puntata in diretta di “Non è Salvini ma la Meloni” su La7, rappresenta per distacco uno dei momenti più bassi, finti, mesti, caricaturali, cinici e imbarazzanti nella storia del “giornalismo” italiano. E più in generale nella storia dell’uomo. Giletti ha deliberatamente toccato un nuovo livello di sputtanamento giornalistico, esasperando quella sua continua voglia di inabissare etica e morale”.
Scanzi: “Giletti come Barbara d’Urso”
Andrea Scanzi ha ripercorso le critiche arrivate a Giletti sui social e dai colleghi, tra cui un paragone con Barbaro D’Urso, vista la spettacolarizzazione del dolore. Il giornalista del Fatto Quotidiano commenta: “Giletti – che nel suo genere è un maestro con 12 lauree – è un abilissimo interprete del trash travestito da quasi-giornalismo, e il fatto che sia ancora a piede libero dopo avere invitato Povia in veste di esperto di geo-politica la dice lunga sullo stato terminale del sistema giudiziario italico. La sua presenza ad Odessa, che certo denota un ardimento fisico non comune, è (per ora) l’ultimo step della sua orgogliosa discesa negli Inferi della morale. Convinto d’essere un po’ la Fallaci e un po’ Santoro, e dunque ignaro di apparire al massimo come un malinconico Scaramacai in trincea, Giletti è andato in Ucraina con sadismo raro, perché in tutta onestà pareva – e pare – che il popolo ucraino abbia già i suoi guai. “Accordo tra Putin e Zelensky sull’inutilità di Giletti in Ucraina”, ha genialmente chiosato la pagina Sinapsi Satiriche”.
Scanzi ha proseguito: “Giornalisticamente, e anche questa non è una novità, l’Uomo che Sussurrava ai Potenti non ha aggiunto nulla alla narrazione della tragedia ucraina (peraltro già ben raccontata, 24 ore su 24 o quasi, da La7). In compenso, nell’evidente “speranza” di poter commentare in diretta un dramma bellico in piena regola (e il rischio c’è stato, quando sono pericolosamente aumentati gli spari in lontananza), Giletti ha intinto il microfono nel morboso più spinto.
Prima il giornalista preferito da (quel che resta di) Salvini ha teatralmente raccolto una bandiera ucraina tra le macerie di un palazzo, chiedendo al suo cameraman di stringere l’inquadratura per mostrare “la polvere proveniente dal campo di battaglia”. Poi ha colpevolmente mostrato il corpo dilaniato di una ragazza soldatessa uccisa, sottolineando pure “l’odore acre della morte””.