Guerra ancora nel vivo, tassi di interesse in rialzo e inflazione in crescita: un combinato di fattori che, salvo inaspettate sorprese, comporta (e comporterà) inevitabili conseguenze sulla sfera finanziaria di ogni investitore. Sul fronte del conflitto tra Russia e Ucraina, il trascorrere delle giornate vede l’alternarsi di fievoli speranze all’ansia per le possibili reazioni suscitate dalle rispettive fazioni; sul versante economico, invece, il recente intervento della Fed sul costo del denaro conferma l’allora certo timore sulla debacle finanziaria in ambito obbligazionario. Infine, ecco giungere – al pari di una costante settimanale – lo spettro di possibili revisioni sulle stime dell’inflazione (sia nel Vecchio continente, sia oltre oceano): ora, non è più sufficiente ascoltare le parole dei Governatori centrali che annunciano il perdurare del carovita, ma, al contrario, ci si aspetta una maggiore concretezza sull’agire poiché, in assenza di quest’ultima, appare molto lontana la soluzione a questo stesso dilemma economico-finanziario che, purtroppo, minerà ogni futura aspettativa.
A questo insieme di criticità, l’ottava che si è conclusa, replica attraverso la performance positiva (+1,28%) dei mercati azionari internazionali (rif. MSCI World Usd), la pesante flessione (-1,39%) del contrapposto comparto obbligazionario (rif. JPM GBI Gl. Usd) e, infine, ancora una volta, il balzo in avanti delle “inesauribili” materie prime (CRB Index +5,16%).
Una nota da riportare doverosamente all’attenzione di tutti è quella sul recente andamento anomalo dell’indice Vix che, nonostante il perdurare delle molte criticità, ha visto ridimensionare (significativamente) i propri valori: oggi in prossimità di area 20 punti rispetto ai massimi (37,52) di tre settimane fa.
Oggettivamente, tale dinamica, deve far riflettere poiché apparentemente decontestualizzata rispetto ai molti scenari (negativi) che potrebbero concretizzarsi, ma, allo stesso tempo, questa inaspettata buona notizia potrebbe celare un ritrovato ottimismo in tutti coloro che riescono a “vedere oltre” il trascorre delle singole giornate: nel dubbio, è pertanto opportuno monitorare con estrema attenzione la prossima evoluzione del cosiddetto indice della paura; certamente – dal punto di vista meramente tecnico – il ritorno sotto la soglia psicologica dei 20 punti (19,96) agevolerebbe un ulteriore ripiego a quota 18,36 punti, mentre, all’opposto, qualora il livello delle quotazioni dovesse ritornare oltre soglia 21,67, appare facilmente ipotizzabile un’ennesima risalita fino a 23,61 punti.
Strettamente correlato all’andamento delle future dinamiche del Vix è il comparto equity: il principale benchmark azionario MSCI World Usd ha concluso la sua seconda ottava consecutiva in territorio positivo e, rispetto ai minimi mensili (coincidenti anche a quelli annuali), registra un rimbalzo di oltre sette punti percentuali. Nonostante la distanza dai propri massimi storici (3.261,66 punti toccati a gennaio), il dato che in questi ultimi giorni può rasserenare in ottica di brevissimo periodo è l’avvenuto approssimarsi all’importante soglia rappresentata dal transito (area 3.065 punti) della media mobile a 50 osservazioni settimanali: un’eventuale chiusura di ottava al di sopra di quest’ultimo importante traguardo agevolerebbe la continuazione dell’upside in corso con buone probabilità di poter vedere le quotazioni avviarsi oltre i 3.174,13 punti (target over weekly). Scenario negativo, invece, qualora si dovesse rivedere il livello dei prezzi gravitare attorno ai 2.971,86 punti: un potenziale allungo ribassista potrebbe essere inevitabile con finalizzazione mediante nuovi minimi di anno.
All’asset class equity, la contrapposta componente bond (rif. JPM GBI Gl. Usd) sintetizza l’intera debolezza dei mercati obbligazionari (rif. principali futures decennali) con un saldo negativo 2022 di oltre sei punti percentuali (performance YTD a -6,64%). I valori finora conseguiti dal benchmark, portano quest’ultimo indietro nel tempo, fino al maggio 2019. Le prospettive in chiave futura (v. politica monetaria in essere) non sono rosee e, anche nel brevissimo termine, potremmo assistere a ulteriori sell off dettati maggiormente dall’emotività piuttosto che derivanti da fattori tecnici. Fondamentale la tenuta di area 537,80 punti che, in caso di cedimento, comporterebbe un’accelerazione ribassista con target (over weekly) di poco superiore a soglia 525 punti. In base alla costruzione delle recenti configurazioni grafiche, il primo step per avere una più ampia e robusta stabilità nei prezzi è rappresentato dal superamento di quota 542,48 punti: solo al conseguimento di tale traguardo sarà plausibile ipotizzare una strategia operativa.
Il primario e rappresentativo CRB Index (rif. commodities) aggiorna i propri rialzi portandosi – nuovamente – ai valori di inizio marzo ovvero a quelli del lontano luglio 2014. Individuiamo la resistenza a 307,86 punti come principale livello che, se oltrepassato, agevolerebbe un allungo oltre quota 313,434 (massimi di giugno 2014); importante l’area a 299,062 punti che, in caso di mancato supporto, riporterebbe le quotazioni in direzione dei 280,575 punti. Strutturalmente il destino del benchmark CRB è strettamente correlato a quanto accadrà sul versante energy: il petrolio (rif. WTI) potrebbe godere di una crescita nel brevissimo termine qualora dovesse oltrepassare i 114,51 dollari con primo target in corrispondenza di 122,04. Da temere un’eventuale flessione inferiore al supporto dei 107,73 dollari con approdo (obiettivo) inferiore ai 100,54 dollari.
Particolare interesse all’heating oil: per coloro che volessero “scommettere” su nuovi massimi (oltre area 467), attualmente la fattibilità appare piuttosto reale anche se caratterizzata da forte volatilità. Da evidenziare come – quest’ultimo fattore di rischio – potrebbe far distinguere i corsi del gas naturale: nell’arco delle prossime sedute non può escludersi una maggiore variabilità nei prezzi soprattutto su base intraday; mediante la presenza di un moto fortemente emotivo, il raggiungimento a quota 6 (scenario rialzista) appare concreto, viceversa, in chiave short – soglia 4,876 – viene vista come primaria meta. Sul paniere metals: il basket preziosi (rif. oro e argento) non sembra sufficientemente maturo al fine di poter impostare una solida strategia operativa. Casistica più favorevole, invece, quella sui cosiddetti “non preziosi”: tra questi, il rame vivrà un’ottava all’insegna dell’incertezza senza comunque escludere le potenzialità di nuovi record in caso di superamento di area 482,30; da temere il ritorno degli scambi in prossimità di quota 462,55 che, se violata, circoscrive il target ribassista a 446,97. Attenzione particolare all’eventuale cedimento di soglia 3.400 sull’alluminio: 3.220 rappresenterebbe il livello dei prezzi nel brevissimo periodo.
Sul comparto valutario, sia il principale cross Eur/Usd che il rapporto Gbp/Usd, vedono la costituzione di una prima fase di lateralità settimanale: attendiamo la definizione di quest’ultima per meglio strutturare un ipotetico scenario operativo.
Per l’ottava in corso cerchiamo conferma tra la realtà dei fatti (guerra in atto) e le aspettative dei mercati (andamento dell’indice Vix): di certo, il perdurare di una loro decorrelazione, non agevolerà la prospettiva di investimento in ottica di costruzione di portafoglio. Riteniamo, pertanto, che la sola corrispondenza tra questi due elementi possa rappresentare – al momento – il più valido e concreto strumento per ogni prossima e futura scelta.
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