Riforma pensioni 2022: scambio di documenti tra le parti sociali?
L’unica certezza è che sui tavoli del Ministero del Lavoro si stanno ancora scambiando le bozze di accordo tra le parti sociali, chiamate per un confronto generale che approderà, si spera, ad una riforma delle pensioni 2022 in grado di soddisfare tutte le parti in causa.
Lo si apprende dalla direttiva n. 28 del 2022 del Ministero del Lavoro, che almeno ci rende edotti del prosieguo delle trattative sulla riforma delle pensioni 2022. Ma di quello che risulta dalle trattative, degli impegni programmatici del governo e sulle proposte delle parti sappiamo ancora poco. Tuttavia nelle ultime ore qualcosa è trapelato.
Riforma pensioni 2022: accetteranno quota 41?
Dopo le critiche agli interventi di Elsa Fornero e la disapprovazione di quota 102, serpeggiano indiscrezioni su quota 48 un traguardo pensionistico possibile entro i 62 anni di età. Sarà tutto vero? Le voci stipendio insistenti, ma qualsiasi decisione dovrà essere messa a bilancio affinché non metta a rischio i conti del paese, che già scricchiolano.
L’incertezza dovuta al conflitto in Ucraina, l’aumento dell’inflazione, le proiezioni al ribasso del PIL sotto il 3% non lasciano ben sperare e rendono bollente qualsiasi scelta di attuare. Eppure, è proprio sulla base di questa incertezza che sindacati si auspicano una misura in tema di riforma pensioni 2022 di ampia portata, una decisione coraggiosa e rivoluzionaria in grado di anticipare di molto l’età pensionabile. Potrebbe essere reso possibile attraverso la scelta di introdurre escamotage flessibili per prepensionamenti con penalizzazioni, oppure misure distinte per categorie di lavoratori.
Tra le due chance c’è chi è pronto a tirare sul banco la già inflazionata quota 102 che avrebbe dovuto sostituire la quota 100 introdotta dalla Lega Nord il primo governo giallo verde. Eppure l’obiettivo dei sindacati ormai è fermo: portare alla pensione i lavoratori una volta raggiunti i 62 anni di età oppure con 41 anni di contributi.
Riforma pensioni 2022: il nodo della previdenza complementare
Resta però da trovare una soluzione all’insufficiente politica economica interna che, in Italia, si è protratta per decenni: vale a dire una soluzione per coloro che non hanno avuto una continuità lavorativa e, con ogni presupposto, potranno accedere soltanto ad una pensione minima. Per questo c’è chi ha portato sul banco della riforma delle pensioni 2022 il tema della previdenza complementare che già da molto tempo viene affidato alle scelte individuali dei lavoratori o delle aziende. La previdenza complementare, nell’ottica dei sindacati, andrebbe implementato attraverso l’accesso a fondi e mediante agevolazioni fiscali. Le voci si rincorrono tra i palazzi del governo e del Ministero del lavoro, facendo dunque ben sperare in una riforma sulle pensioni innovativa entro la fine del 2022.