Liliana Resinovich, il marito non crede al suicidio
Le indagini sulla morte di Liliana Resinovich, la 63enne di Trieste misteriosamente scomparsa lo scorso dicembre e rinvenuta cadavere i primi di gennaio scorso in un bosco nei pressi della sua abitazione di Trieste, proseguono senza sosta. Questa sera la trasmissione Quarto Grado riaccenderà i riflettori sul giallo ma nel frattempo ad essersi fatto un’idea su quanto accaduto è stato il marito della vittima, Sebastiano Visintin. L’uomo ormai non ha dubbi: la sua Lilly non si sarebbe mai tolta la vita: “Gli ultimi tre giorni li abbiamo passati insieme serenamente”, ha raccontato l’uomo ai microfoni di Chi l’ha visto. Ed anche il giorno della sua scomparsa, nulla lasciava presagire una fine così drammatica: “Non penso si sia suicidata, ma non so cosa le sia successo”, ha aggiunto.
Un giallo ancora senza una soluzione, dunque, quello relativo alla morte di Liliana Resinovich. Gli esami tossicologici hanno confermato che la donna non avrebbe assunto sostanze tali da alterare il suo stato fisico o mentale, e questo andrebbe ad escludere il suicidio. Tuttavia non si esclude che possa aver assunto dei farmaci tali da stordirla ma dalla procura non sarebbe ancora emerso nulla e tutte le piste sarebbero al momento percorribili.
Le accuse a Claudio Sterpin
Secondo il marito Sebastiano, Liliana Resinovich sarebbe cambiata dopo una telefonata ricevuta da Claudio Sterpin. L’ipotesi del suicidio proprio non lo convince, ed ha aggiunto: “bisogna capire cosa è successo dopo la telefonata che lei ha avuto con Claudio Sterpin: quella telefonata è importante perché in quel momento lì è cambiato qualcosa in Liliana”. Sempre secondo il marito inoltre Claudio si sarebbe inventato tutto, compresa la relazione con Lilly: “Lui si era fatto un film nella sua testa”, ha tuonato.
L’uomo intanto ha ribadito la sua idea relativa alla drammatica fine di Liliana anche in una intervista a Il Piccolo, alla quale ha dichiarato: “Non credo più all’ipotesi che Liliana si sia suicidata: ha incontrato qualcuno nel parco di San Giovanni che le ha tolto la vita, o è morta per un infarto e qualcuno è intervenuto post mortem per mettere a punto quella scena che, inevitabilmente, avrebbe messo me in difficoltà”. Se l’ipotesi del gesto estremo sarebbe decaduta per il marito della vittima, così tuttavia non sarebbe ancora per gli inquirenti.