L’attuale situazione sul campo in Ucraina è frutto del fallimento del primo giorno di attacco, ci ha spiegato in questa intervista Giorgio Battisti, già comandante del corpo d’armata di Reazione rapida della Nato in Italia e capo di stato maggiore della missione Isaf in Afghanistan: “Mosca aveva pianificato un attacco aeroportuale con i paracadutisti che dovevano occupare tutte le strutture fondamentali da Kiev al Donbass, senza tener conto del livello di addestramento militare che gli ucraini avevano raggiunto dal 2014 a oggi, grazie al supporto occidentale. Inoltre il governo ucraino era stato informato perfettamente dai servizi segreti anglo-americani dell’attacco”.
Secondo stime ufficiose, il 331° Reggimento di paracadutisti russi è stato devastato dalle imboscate delle truppe ucraine: da 40 a 100 dei suoi uomini sono rimasti uccisi, compreso il comandante, e nei giorni scorsi è arrivato l’ordine di ritirarsi. Si sapeva che i militari di leva inviati da Putin a combattere hanno incontrato difficoltà, tra morti, feriti, diserzioni e ribellioni, ma che anche le forze speciali siano state sconfitte la dice lunga su come sta andando la guerra.
Adesso, ci dice ancora Battisti, “Mosca si sta riposizionando sul terreno, concentrandosi sul Donbass, dove si trova l’élite dell’esercito ucraino con una manovra di aggiramento che ne possa ridurre ogni efficacia e mandando al fronte nuove forze fresche”. Resta l’interrogativo dei massacri di civili nelle cittadine da dove i russi si stanno ritirando: “Siamo attoniti, in attesa di un responso del Tribunale di giustizia internazionale. Lascia sconvolti che nel mondo globalizzato del 2022, dove si sta attenti anche ai diritti degli animali, i russi siano davvero stati capaci di questi massacri”.
I russi si stanno ritirando da Kiev. I loro obiettivi sono il Donbass e il Mare d’Azov?
Stiamo assistendo a un riordino sul terreno delle forze russe. Abbandonati gli avamposti raggiunti nei pressi di Kiev, c’è un riposizionamento preannunciato dallo stato maggiore russo con l’intento di ritirarsi verso est per consolidarsi in posizioni più facilmente difendibili da un’eventuale controffensiva ucraina.
Questo dipende dal fatto che i russi hanno capito che prendere Kiev era impossibile, perché le loro forze non sono in grado di farlo?
Penso si siano resi conto che quella spallata iniziale che avrebbero dovuto dare il primo giorno del conflitto, con le truppe aerotrasportate per occupare i principali scali aeroportuali, sia fallita. Fallito questo colpo di mano che secondo la valutazione russa doveva cogliere di sorpresa il dispositivo di difesa ucraino, potrebbero aver realizzato di non avere più forze sufficienti per portare azioni offensive.
Hanno fatto il passo più lungo della gamba?
Guardando la mappa di questi quaranta giorni di guerra, vediamo che c’è stata un’offensiva con scarsi risultati verso Kiev, un’altra verso Kharkiv, che si trova più o meno al centro del Paese, un’altra ancora nelle repubbliche del Donbass e infine l’offensiva che ha ottenuto al momento i maggiori risultati verso Kherson, l’unica città di una certa importanza finora occupata dai russi e che doveva portare fino a Odessa, passando per Mykolaiv.
Insomma, si sono impegnati su troppi fronti?
Hanno diluito troppo le forze su quattro spinte di attacco senza avere le risorse. Da quel che è trapelato da parte dei servizi segreti anglo-americani, al massimo hanno usato 200mila uomini, compresa tutta la parte logistica e quella delle comunicazioni. In prima linea a combattere saranno stati meno di 100mila uomini. Non si aggredisce un paese di oltre 600mila chilometri quadrati che aspettava questo attacco con queste forze. Erano otto anni che gli istruttori occidentali preparavano le forze ucraine.
Quindi adesso cosa farà Mosca?
Lo stato maggiore russo ha rallentato l’attacco, che comportava un rischio di stallo, per cui si sta cercando di rivedere tutto il piano. Kharkiv e Mariupol non sono ancora state prese, l’unica città occupata è Kherson, che collega la Crimea alle fonti d’acqua. A Kherson c’è infatti una diga che limita il flusso dell’acqua potabile in Crimea, ed è decisivo per i russi conquistarla.
Che chance hanno i russi con questa nuova offensiva?
Stando alle informazioni delle ultime ore, i russi avrebbero conquistato un importante guado sul fiume Dnepr, che permette di collegarsi a Zaporizija. Con una manovra di aggiramento riuscirebbero, facendo affluire nuove forze, a chiudere in una sacca, con una offensiva su due fronti, le forze ucraine schierate nel Donbass. Sarebbe un grande risultato, non solo militare, ma anche propagandistico, perché confermerebbe la giustificazione ideologica che i russi hanno dato di questa guerra: la liberazione, come la chiamano loro, del Donbass.
E Odessa? Nei giorni scorsi è stata bombardata dopo che sembrava non rientrare più negli obiettivi. Perché?
Odessa risulta difficile da conquistare. Dalle informazioni che riceviamo da parte occidentale, nei giorni scorsi sarebbe stato sventato un tentativo dei marines russi di sbarco, ma non ne abbiamo la certezza. Odessa è l’obiettivo che potrebbe dare un certo peso a eventuali trattative di pace. È una sorta di miraggio e per tenerla sotto pressione i russi lanciano qualche bombardamento. Boris Johnson ha detto che intende dare missili anti-nave all’Ucraina, ma prima che i suoi soldati imparino a usare queste nuove armi inglesi passerebbe tempo prezioso.
Intanto il ritiro russo dalle zone confinanti con Kyiv lascia allo scoperto incredibili stragi di civili. Secondo quanto sappiamo, la maggior parte sarebbero maschi dai 18 ai 60 anni, come a voler impedire che si unissero alla resistenza. Che ne pensa?
L’evidenza della strage è lampante. Quello che stupisce, tenuto conto della giovane età dei soldati russi al fronte, è che siano violenti in modo così efferato.
Si dice che fossero presenti truppe siberiane provenienti dalla Yacuzia, in modo da evitare i forti legami familiari che ci sono tra russi e ucraini.
Si parla anche di milizie cecene specializzate nei combattimenti più selvaggi. In ogni caso, a parte lo sdegno, dobbiamo avere la conferma delle responsabilità, che saranno sicuramente accertate da parte dei giudici di giustizia internazionale. Per adesso colpisce che nel 2022, in questo mondo globalizzato dove stiamo attenti anche ai diritti degli animali, ci si possa comportare in questo modo atroce.
Forse perché non abbiamo mai visto quello che i russi hanno fatto in Siria?
Ma anche in Cecenia. La Russia si è rivolta al Consiglio di sicurezza dell’Onu per chiedere una indagine internazionale. Potrebbe essere una mossa per intorbidire i fatti, però stento a credere che ci si possa comportare in modo così selvaggio, soprattutto dando per scontato che si possa fare alla luce del giorno.
E senza neanche preoccuparsi di nascondere i cadaveri?
Spero che le indagini del tribunale di giustizia riescano a fare chiarezza. Se confrontiamo quello che è successo in Ucraina con quello che successe a Srebrenica nel 1995, allora i vertici serbo-bosniaci si vantarono con orgoglio del genocidio, mentre Mosca nega.
(Paolo Vites)
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