I settanta anni dalla morte di Igor Stravinskij hanno prodotto non solo numerosi spettacoli su musica dell’autore russo (molto bello il cofanetto di 30 CD pubblicato dalla Deutsche Grammophon con l’integrale delle opere del compositore) ma anche rarità relative al periodo in cui l’autore visse e lavorò. Tra queste, una gemma – che dovrebbe essere negli scaffali di tutti coloro interessati alla musica dei primi decenni del Novecento. È una raccolta di 22 CD della Warner Classics. I primi ventuno ripercorrono fedelmente le stagioni dal 1909 al 1929 dei Ballets Russes organizzate da Serge Diaghilev, impresario e coreografo, e nell’ultimo registrazioni «storiche» quali estratti del Boris Godonov di Mussorgsky con Feodor Chalapin come protagoniste, Le Sacre du Printemps diretta da Stravinskij, Parade di Satie diretta da Igor Markevitch. Anche i primi ventuno CD sono in gran misura versioni «storiche» in quanto spesso rimasterizzati da dischi a 78 giri, non più trovabili in commercio, oppure anche da nastri. Il cofanetto esce in occasione dei centocinquanta anni dalla nascita di Diaghilev.
La prima impressione è la vastità del repertorio dei Ballets Russes. Di solito, quando si pensa all’esperienza ventennale di Diaghilev, vengono alla mente un numero limitato di autori con i quali la compagnia faceva conoscere la musica russa a Parigi, Londra, New York e la altre principali capitali della musica o si dedicava a operazioni quasi sperimentali (come L’après-midi d’un faune di Debussy) tali di incantare parte del pubblico e disturbarne un’altra, creando polemiche (e pubblicità).
Invece scopriamo che specialmente nelle prime «stagioni» ma non solo in quelle il balletto che viene solitamente definito «classico-romantico» ebbe grande rilievo. Nella prima del 1909 il pezzo forte era, ad esempio, Le Pavillion d’Armide di Nikolai Tcherepnin, un «drame chorégraphique en un acte e trois tableaux), qui eseguito dalla Moscow Symphony Orchestra diretta da Heny Schek a cui fanno seguito le danze polovesiane dal Principe Igor di Alexander Borodin dirette da Seijzi Ozawa per la Chicago Symphony Orchestra, Nelle prime «stagioni» ha spazio anche una Giselle di Adolphe Charles Adams, che di russo aveva la coreografia di Michel Fokine e le scene ed i costumi di Alexandre Benoit.
Il Ballet Russe vero e proprio irrompe – è vero – con la seconda stagione: L’Oiseau de Feu di Stravinskij qui presentato in una lettura davvero infuocata di Seiji Ozawa con la Boston Symphony.
Nella terza stagione (1911-1912) ha grande spazio il gran balletto romantico, Le Lac des cygnes, qui interpretato (con delicate sfumature) da André Previn con la London Symphony Orchestra. Torna Stravinskij con il debutto di Petrouchka, accompagnato da La Peri di Paul Dukas, dove debutta un giovane coreografo che farà molta strada: Georges Balanchine.
Di vera rottura le stagioni 1912 e 1913: L’après-midi d’un faune di Debussy, Jeux ancora di Debussy, Daphnis et Chloé di Ravel e soprattutto Le Sacre du Printemps, presentata, nel cofanetto, in due versioni, una – come si è accennato- diretta dall’autore e una con Igor Markevitch alla guida della Philharmonia Orchestra.
Nelle stagioni successive – oltre al debutto de Le Rossignol di Stravinskij – appaiono versioni da balletto di poemi sinfonici di Richard Strauss (Till Eulinspiege, La légende de Joseph) ed uno dei grandi «balletti romantici» di Pëtr Il’ič Čajkovskij La belle au bois dormante. Tuttavia, il protagonista è Stravinkij; Pulcinella, Le renard, Les noces. Si sta, però, usurando la sua relazione artistica con Serge Diaghilev, di cui, tuttavia, chiese di essere sepolto al fianco al Cimitero di San Michele a Venezia.
Diaghilev si rivolge a compositori francesi, dato che Parigi era diventata la sua base operativa: Les Biches di Poulenc, Les fâcheurs di Auric, Le train bleu di Milhaud, Jack in the box e Mercure di Satie, La chatte di Sauguet, debuttano nelle stagioni 1924-27. Nel 1928, alla fine quasi dell’esperienza dei Ballets Russes, torna Stravinskij con un capolavoro assoluto Apollon musagète (qui diretto da Sir Simon Rattle alla guida dei Berliner Philhaemoniker. Appare, nelle ultime stagioni, un altro russo: Sergej Prokofiev con The Steel Step e The Prodigal Son. Ma ormai, dopo una guerra mondiale, il mondo è cambiato. E la compagnia si scioglie. Diaghilev morì, a Venezia, tre mesi dopo la discussa prima di The Prodigal Son, caratterizzata da dissapori tra il compositore e gli altri.