Claudio Amendola è intervenuto sulle colonne del “Corriere della Sera” commentando la sua carriera e il suo ritorno in tv con la fiction “Nero a metà“, in onda ogni lunedì su Rai Uno. L’attore ha dichiarato che “come Giulio de ‘I Cesaroni’, ci sono personaggi che mi accompagnano, a cui voglio bene. All’ispettore Carlo Guerrieri sono molto legato, quest’anno ho fatto anche la regia, ereditata dalle sapienti mani di Marco Pontecorvo, mi godo il rapporto con gli attori, tutti, bravissimi, e il fatto di aver innestato nel poliziesco, situazioni di commedia, cose che fanno ridere”.
Il rimpianto professionale maggiore è quello di “non aver fatto ‘Il bagno turco’ di Ferzan Özpetek. Dissi di no perché non mi credevo giusto, non pensavo di essere capace, non avevo capito Ferzan, perché sono un c*glione. Non ero abbastanza maturo per capirlo”. Una volta George Clooney gli ha dato buca, per il film “I cassamortari”: “Volevo ambientarlo in Usa con lui che cadeva da cavallo sul lago di Como e si rovinava la faccia. E quelli delle onoranze funebri che gliela ricostruivano per il funerale. Ho scritto una lettera all’avvocato di Clooney. Non mi ha risposto. Così ho riportato la storia in Italia, racconta abbastanza le nostre bassezze”.
CLAUDIO AMENDOLA: “PENTITO DI NON AVERE CONCLUSO IL LICEO”
Claudio Amendola ha poi detto di non avere finito il liceo al “Corriere della Sera”: “Ormai è un dato di fatto acquisito, ho passato la fase in cui me ne facevo un cruccio. Me ne sono fatto una ragione. E anche quella in cui me ne vantavo, per fortuna. Ci sono lacune che, senza la scuola, non recuperi più. Come la filosofia, la letteratura, cose che è giusto studiare da giovani, quando sei una spugna. Poi ci puoi provare ma non hai più la voglia o il tempo necessario per recuperare. O forse lo troverò, chissà?”.
Tuttavia, “mi è dispiaciuto quando sono stato descritto come arrogante, coatto veramente. Non lo sono, lo faccio al cinema. Lo ritengo una calunnia e mi ferisce. Sono uno pacato e accondiscendente, fino a un limite che non permetto a nessuno di superare. Ho grande rispetto per il lavoro di tutti. Contano molto i rapporti che hai con tutti quelli che lavorano con te. Mica mi danno retta solo per il faccione mio, come diceva Sordi“. Infine, una battuta da parte di Claudio Amendola sulla sua morte: “Al mio funerale mi piacerebbe tantissimo aver vissuto tutto quello che la vita mi offre perché le persone che lascio siano sorridenti, che possano dire: il papà, mio marito, il mio amico ha vissuto bene, va bene così. Vorrei un funerale allegro. Dove si canta”.