Nel momento della Sua morte sulla croce, Gesù ha perdonato chi lo uccideva: “In quel momento” ha detto Papa Francesco “Gesù vive il suo comandamento più difficile, l’amore per i nemici”.
Qualcosa che per noi uomini in ogni situazione, ma ancora di più durante una guerra, sembra impossibile. Monsignor Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli, ha scritto appositamente una preghiera recitata da Bergoglio durante la Quaresima che pone l’accento sulla necessità del superamento di ogni odio: “Quando avrai fermato la mano di Caino, abbi cura anche di lui. È nostro fratello”. Per padre Teodosio Hren, vicario generale dell’esarcato apostolico per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino residenti in Italia, “desideriamo la pace, ma non una pace ad ogni costo. Arriveremo a questo momento quando dovremo perdonare per questi atti feroci che sono avvenuti nel nostro Paese, ma il perdono va chiesto da chi uccide e fa del male”.
Papa Francesco ha detto nei giorni scorsi che in questa guerra si è tornati a crocifiggere Cristo, ma ha anche detto che sulla croce Gesù ha chiesto perdono per chi lo stava uccidendo. Come si può amare chi ci fa del male?
Collegherei queste parole sul perdono e la pace con la preghiera che il Papa ha recitato scritta dall’arcivescovo di Napoli, monsignor Mimmo Battaglia. In quella preghiera si sottolinea che quel Gesù crocefisso è il soldato ucraino ventenne costretto ad andare in guerra per proteggere il proprio paese e difendere i familiari. Quel Cristo crocifisso sono i bambini uccisi e le mamme che hanno subìto questo dolore. Farei dunque un collegamento tra le persone che soffrono e Cristo che soffre oggi nelle persone concrete.
La Pasqua ci ricorda che la morte e il male sono sconfitti, come si applica in questa situazione?
Nella Pasqua è importante trovare pace interiore ed esteriore con gli altri, ma non una pace ad ogni costo, bensì una pace giusta. Il Papa ha detto che non serve una pace in cui si continuano a ricaricare le armi per una prossima guerra, ma una pace duratura, in cui si ponga fine a ogni guerra per ricostruire i ponti che sono stati distrutti.
Il Papa ha anche ricordato che le persone si stancano di chiedere perdono, ma il Signore non si stanca di perdonare. Come possiamo non perdere la forza di chiedere?
Ogni cristiano che si accosta al sacramento del perdono lo fa con un cuore contrito, chiede di essere perdonato. Il perdono umano è un atteggiamento cristiano, non si può parlare di vita cristiana se non si è pronti a perdonare. Come Chiesa ucraina in Italia stiamo cercando di far capire ai nostri fratelli che il momento del perdono è essenziale, arriveremo a questo momento quando dovremo perdonare per questi atti feroci che sono avvenuti nel nostro paese. Ma ricordiamo sempre che ogni persona ha una storia personale: c’è chi ha visto violentare la propria figlia e chi ha patito l’uccisione dei propri figli.
Insomma non c’è niente di scontato, né di automatico, nel perdono.
Il perdono ha senso quando chi ha fatto il male viene a chiedere di essere perdonato. Certo, ci sono anche colpe del popolo ucraino, ma quello che fanno il governo e i militari russi nel mio Paese è una cosa disumana. I miei amici in Ucraina usano per descrivere quanto sta accadendo l’aggettivo “animalesco”, perché è dispregiativo per gli animali, loro non si comportano così, non fanno violenze così insensate. La terra ucraina è bagnata dal sangue degli innocenti. Come sacerdote sono convinto che il popolo ucraino sarà capace di perdonare, ma il popolo russo deve fare il passo di fermare la guerra.
Lei giustamente cita i giovani ucraini costretti a combattere per difendere le proprie famiglie, ma anche tra i russi ci sono tanti ragazzi mandati a combattere senza saperne le ragioni e contro la loro volontà. La guerra può essere occasione di conversione?
Ovviamente, e noi come Chiesa ucraina preghiamo continuamente per questo. La consacrazione a Maria voluta dal Papa per Ucraina e Russia ha proprio questo significato: la conversione dei cuori, la conversione dei russi che portano la violenza.
Negli anni passati si parlava di guerra di religione tra islam e cristiani, ma in realtà erano musulmani manipolati politicamente. Adesso assistiamo a una guerra fra due popoli cristiani. In tutti e due i casi viene usato il nome di Dio per giustificarle. È mai possibile?
Il commento migliore a tal proposito lo ha riportato ancora una volta il Papa quando ha detto che questa guerra è un sacrilegio. Usare le parole di Dio per giustificare quello che sta succedendo è un sacrilegio. Dio non giustifica l’uccisione degli innocenti. Chi lo fa dovrà rispondere del sangue degli innocenti davanti al Signore.
(Paolo Vites)
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