I separatisti filo-russi del Donbass hanno annunciato di aver preso il porto di Mariupol: “Si tratta del segnale della ormai prossima caduta della città in mano russa” ci ha detto il generale Giorgio Battisti, già comandante del corpo d’armata di Reazione rapida della Nato in Italia e capo di stato maggiore della missione Isaf in Afghanistan, “perché il porto è l’obiettivo principale nella battaglia per questa città”. I soldati ucraini ancora rimasti hanno poi ammesso di aver ormai esaurito le munizioni a disposizione.
Sempre secondo Battisti, con la presa di Mariupol “i russi potranno dar vita a una manovra a tenaglia dal nord al sud del Donbass che chiuderà in una sacca le forze ucraine. A quel punto Zelensky si troverà a dover prendere una decisione difficile: combattere fino all’ultimo o ritirarsi, permettendo così a Putin di dichiarare vittoria”.
Sembra che ormai Mariupol sia caduta o stia per cadere in mano russa. Sarebbe l’obiettivo più importante per Putin fino a questo momento?
Assolutamente sì. A Mariupol ormai erano rimaste due sole sacche di resistenza, il porto commerciale a sud-ovest e una acciaieria a sud-est, tutto il resto della città era in mano ai russi. Hanno fatto uno sforzo finale per occupare il porto, che è sempre un obiettivo primario per una città sul mare, perché permette di isolarla completamente e impedire l’arrivo di ogni rifornimento.
A questo punto cosa farà l’esercito russo?
Presa Mariupol, proseguiranno con una doppia manovra verso Kharkiv e poi fino a Izium. Da qui scenderanno di nuovo verso Mariupol, per chiudere in una sacca tutte le forze ucraine che si trovano ancora nel Donbass.
A cosa si deve questa svolta nel conflitto?
Sicuramente al fatto che sia stato nominato un unico e nuovo comandante, cosa che è servita per avere un maggior coordinamento e dosare gli attacchi dove serve. E’ stato il comandante delle truppe russe in Siria (soprannominato “il macellaio della Siria”, ndr) e ha grande esperienza di combattimenti.
Secondo il Pentagono, stanno arrivando nella regione orientale centinaia di veicoli militari, compresi elicotteri da combattimento e artiglieria. Si sta preparando la battaglia finale?
Potrebbe essere così. Le immagini di questi mezzi in arrivo sono già state diffuse nella Rete. È interessante notare come rispetto alla precedente colonna lunga 60 chilometri di carri armati diretti a Kiev, adesso tra un mezzo e l’altro ci siano venti, anche trenta metri di distanza. Questo significa che i russi hanno imparato dagli errori, visto che l’altra colonna era stata in gran parte disintegrata dai droni. Lasciando più spazio fra un mezzo e l’altro eviteranno che accada di nuovo. Come capitato in Afghanistan e nella guerra contro la Finlandia, i russi imparano sempre sul campo, anche a prezzo di tantissime vittime, dagli errori precedenti.
Anche nella Seconda guerra mondiale i comandanti russi non hanno esitato a mandare a morire milioni di uomini in attacchi di fatto suicidi.
Infatti. Purtroppo hanno un rispetto del valore della vita umana diverso da quello di noi occidentali, pur di ottenere i loro obiettivi.
Il fatto che le truppe ucraine a Mariupol siano rimaste a corto di munizioni cosa ci dice? Non era stata fatta una preparazione adeguata?
I motivi possono essere diversi. Mariupol è accerchiata da 40 giorni, evidentemente adesso far affluire rifornimenti da ovest è impossibile perché i mezzi logistici sono sotto il controllo e il tiro dei missili e dell’aviazione russa. È anche possibile che abbiano consumato un numero di munizioni maggiore rispetto a quello che prevedevano di usare, vista la durezza dei combattimenti.
Ritiene che tutto il Donbass cadrà in tempi brevi?
Bisognerà vedere adesso, dopo la caduta di Mariupol, quanto riusciranno a progredire, se procederanno con una certa speditezza, cosa che non è finora avvenuta. Personalmente ritengo che gli ucraini combatteranno accanitamente.
La domanda è: fino a quando?
A questo punto lo stato maggiore ucraino ha due alternative: o rischiare il tutto per tutto e resistere sulle posizioni, ma devono anche guardarsi alle spalle, perché se i russi fanno questa manovra di aggiramento da sud e da nord, rimangono intrappolati. Altrimenti devono lasciare il Donbass. Sarà una decisione molto difficile, e anche simbolica, perché abbandonare il Donbass vuol dire lasciare il territorio delle due repubbliche ribelli, ammettendo così la vittoria di Putin.
Magari si arriva anche alla pace, non crede?
Può darsi. Come si è notato, Zelensky non parla più di no fly zone o di coinvolgimento della Nato, ma chiede armi. Vuol dire che l’idea di accettare qualche compromesso per un cessate il fuoco sta venendo meno. Zelensky ritiene di poter vincere, anche se vittoria è una parola grossa, ma un successo sul campo gli permetterebbe di arrivare alle trattative da posizioni non dico di forza, ma certamente neppure di debolezza.
(Paolo Vites)
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