L’editoriale di Giorgio Vittadini di venerdì scorso ha offerto un’importante lettura e approfondimento sul tema della democrazia e di come questa sia strettamente connessa con la presenza e il ruolo dei corpi intermedi nella società: è l’appartenenza ai grandi o piccoli soggetti collettivi a costituire la principale fonte di consapevolezza, formazione e partecipazione delle persone alla vita pubblica e pertanto, a un esercizio della democrazia non formale e distaccato, ma impegnato e attivo.
Un recente esempio del ruolo e del valore dei corpi intermedi in una società, lo possiamo ritrovare nell’accordo sottoscritto il 9 aprile tra le organizzazioni sindacali di rappresentanza dei lavoratori in somministrazione (FeLSA CISL, Nidil, Uiltemp) e Assolavoro (l’associazione delle Agenzie per il lavoro). L’accordo prevede una serie di interventi finalizzati all’accoglienza, l’inclusione e avvio al lavoro dei rifugiati presenti nel nostro Paese, destinando 45 milioni di euro di risorse economiche derivanti dalla bilateralità del settore per finanziare sia le misure di politica attiva, formazione e bilancio di competenze, oltre alle misure di welfare e sostegno all’accoglienza. Vengono infatti previste 150 ore di formazione di base, comprensiva dei moduli di lingua italiana, di cultura ed educazione civica, oltre a un intervento di formazione professionalizzante, con obbligo di placement dedicato a questa platea, accompagnate con la corresponsione di un’indennità di frequenza e un rimborso per le spese di vitto, alloggio e trasporto dei discenti.
Il Fondo Forma.Temp, fondo per la formazione dei lavoratori temporanei, originariamente risponde alla necessità di implementare le competenze dei lavoratori per fare in modo di incrementare le opportunità occupazionali degli stessi: questa azione si lega strettamente con il ruolo della somministrazione delle Agenzie per il lavoro nel mercato, soprattutto a beneficio di quelle persone che vivono una situazione di fragilità, a maggior ragione se sprovvisti di legami e reti sociali. Come sempre, è necessario che tali opportunità, seppur temporanee, non si trasformino in precarietà, ovvero che le persone non restino incastrate in quel circuito vizioso dove non si è più in grado di evolvere nel proprio percorso lavorativo e sociale.
Tornando al contenuto dell’intesa, per coloro che terminano queste attività formative, su richiesta dell’interessato, viene riconosciuto un contributo una tantum pari a 1.000 euro come sostegno per l’inclusione. Questa misura è finalizzata a dare un aiuto economico utile ad accompagnare la persona tra l’esperienza formativa e l’attività lavorativa. Inoltre, sempre per i partecipanti alle attività formative, vengono estese le prestazioni del contributo asilo nido e il sostegno all’istruzione, già attive per tutti i lavoratori somministrati attraverso l’ente bilaterale Ebitemp: ovvero 150 euro al mese come sostegno per le spese dell’asilo nido e un contributo annuale di 200 euro per l’acquisto di libri e materiale didattico. Riteniamo, infatti, indispensabile legare sempre la dimensione lavorativa a quella sociale, dentro una concezione integrale della persona: non è pensabile dare degli strumenti e poi non avere la preoccupazione di come i singoli individui siano più o meno in grado di coglierli e utilizzarli. Infatti, come potrebbe una madre fare un corso di italiano, o un modulo professionalizzante, se il proprio figlio non fosse anche lui impegnato in un percorso di istruzione, sia per una questione organizzativa di conciliazione vita/lavoro, ma anche come dinamica culturale di inclusione sociale?
Oltre a queste prestazioni, già esistenti per i lavoratori somministrati ma estese anche a coloro che svolgono la semplice attività formativa, sono state istituite due nuove prestazioni: un rimborso spese per l’assistenza psicologica sostenute dall’interessato per sé o per i propri familiari fino al 2° grado di parentela/affinità; e un rimborso per coloro che abbiano sostenuto spese per l’acquisto di beni necessari alla cura del proprio figlio fino a 3 anni di età (per esempio, passeggino, fasciatoio, culla, omogeneizzati ecc.). Viene infine previsto un contributo destinato ai lavoratori con un contratto di somministrazione che decidono di accogliere un rifugiato: la contrattazione sostiene la solidarietà, con un contributo che varia da 1.000 a 1.500 euro. Infatti, come ci ricorda Sua Sanità Benedetto XVI nell’Enciclica Caritas in Veritate: “Il principio di sussidiarietà va mantenuto strettamente connesso con il principio di solidarietà e viceversa, perché se la sussidiarietà senza la solidarietà scade nel particolarismo sociale, è altrettanto vero che la solidarietà senza la sussidiarietà scade nell’assistenzialismo che umilia il portatore di bisogno”.
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