Gazebo, chi è Paul Mazzolini
Gazebo, Paul Mazzolini, ospite di Big Show di Enrico Papi. Il chitarrista, interprete di “I Like Chopin”, è stato ai vertici delle classifiche mondiali negli anni ’80. Un successo mondiale da milioni di copie vendute che trasformato il chitarrista fallito in una icona degli anni ’80. Paul Mazzolini, in arte Gazebo, si è affermato negli anni ’80 con le hit “Masterpiece” e “I Like Chopin”, due successi mondiali che lo scorso anno ha deciso di pubblicare in una Coronaversion per ringraziare tutti i medici e i sanitari che hanno dovuto affrontare la pandemia da Covid-19. Non solo, ha partecipato anche al progetto di Marco Zatterin su cui ha detto: “era il mio batterista in un gruppo progressive alla fine degli anni ’70, mi ha chiamato per fare una rock opera sul libro che aveva scritto. Non avevo mai cantato in italiano”.
Intervistato da Rolling Stone, il chitarrista ha ricordato come era la musica negli anni ’70: “si andava verso il punk-rock, si stavano mescolando le carte. Da lì ho fatto un miscuglio di new wave, new romantic inglese e atmosfere più italiane, melodiche e ballabili da cui nacque Masterpiece, il primo singolo che mi fece andare per la mia strada”.
Gazebo: da “Masterpiece” a “I Like Chopin”
La prima occasione arriva con “Masterpiece”, un pezzo che lancia Gazebo nelle classifiche di mezzo mondo. “Il pezzo è nato dopo un periodo passato a Londra, puntavo alla new wave: volevo assolutamente fare una cosa del genere, sfruttando batterie elettroniche di un certo livello e sintetizzatori polifonici” – ha raccontato il cantante che ha aggiunto – “si era aperto un mondo pionieristico dal punto di vista delle sonorità: la musica di oggi ha suoni che nascono negli anni ’80. Scrissi con Pierluigi Giombini questo pezzo, ma mi accorsi che in Italia non era capito da nessuno”.
Poi è la volta di I Like Chopin, una hit in Francia, Germania ed Italia. Ma come è nata la canzone? “La nostra intenzione era di fare una ballad. All’epoca, dopo qualche disco tirato, si optava per un lento. Noi avevamo fatto una versione con gli archi, ma l’intuizione di Naggiar ci impose di mettere l’elettronica in maniera molto pesante” – ha detto il chitarrista che ha aggiunto – “ero insicuro. Non vedevo in I Like Chopin il follow up di Masterpiece, ci vedevo più Dolce Vita, perché ne riprendeva il tema cinematografico. Ma Naggiar era impazzito per I Like Chopin e, devo dire, che molto del successo del brano lo devo a lui. Infatti, ascoltandolo in studio, ci rendemmo conto che era fluido, aveva un suo flow. È stato emozionante, comprendemmo che poteva essere un successo. Non ci aspettavamo, però, facesse quello che ha fatto”.