I dati da inizio aprile in alcuni settori economici sono migliori delle attese. Ciò non implica ancora un’inversione del rallentamento della crescita italiana prevista tra il 2% e 3% per il 2022, né una riduzione dei rischi di recessione, ma segnala sia una forte capacità di adattamento delle imprese italiane, sia una domanda vivace di beni italiani, turismo o prodotti, dall’estero.
I flussi turistici interni e dall’estero nel periodo pasquale sono stati superiori alle attese e hanno iniziato a sanare le ferite in uno dei settori più colpiti dall’emergenza epidemica che vale circa il 13% del Pil italiano. I dati dell’export mostrano un aumento verso i mercati statunitense, canadese, nipponico, ecc. Non è ancora chiaro se questi flussi potranno bilanciare la perdita dell’export verso la Russia (10 miliardi), ma segnalano la possibilità di mitigarne gli effetti. Molte aziende con marcata dipendenza dalla domanda russa avranno bisogno di compensazioni o di credito garantito dallo Stato per finanziare un cambiamento del loro modello di affari. Così come ne avranno bisogno quei settori energivori che stanno riducendo le produzioni per insostenibilità dell’aumento dei costi dell’energia.
È probabile che il Governo agisca in tale direzione, ma sono ancora incerti i tempi e le quantità, considerando che eventuali coperture in extradeficit richiederebbero l’intervento di fondi europei sui quali c’è ancora nebbia. Al riguardo della scarsità di forniture di materie prime e semilavorati per le aziende, è osservabile una capacità superiore alle attese di trovare alternative nel ciclo globale. I dati non sono ancora sufficienti per valutare la scala di questo fenomeno positivo, ma l’analisi qualitativa mostra una grande capacità adattiva delle aziende che fa ben sperare.
In sintesi, aumenta la probabilità che l’Italia possa evitare un destino recessivo a fine 2022 e inizio 2023, come anticipato da Mario Draghi in recenti espressioni. Tuttavia, la probabilità opposta non è piccola. Un numero crescente di famiglie sta soffrendo l’inflazione, gli effetti regressivi della guerra in Ucraina potrebbero peggiorare, non è ancora chiaro se la diversificazione delle forniture energetiche attuata dal Governo potrà calmierare i prezzi a breve-medio. Pesa poi sul costo di rifinanziamento del debito la fine della copertura Bce che costringerà lo Stato a emettere titoli di debito nel 2022 per circa 70 miliardi, al momento, senza garanzia europea. Ma sta emergendo l’immagine di un’Italia socialmente ed economicamente forte che sostiene l’ottimismo.
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