LA VALORIZZAZIONE DEI CONTRIBUTI CHIESTA DA DAMIANO
Nell’intervista a Italpress, Cesare Damiano ha parlato anche delle proposte di riforma delle pensioni mirate a valorizzare i contributi “riconoscendo, ad esempio, ogni anno di lavoro, per coloro che saranno al di sotto di una soglia di pensione dignitosa, con un anno e mezzo di contributi, ai quali sommare i contributi degli anni di formazione certificata, la nascita dei figli – un anno di contributi per figlio -, gli anni della Naspi, in modo tale che la somma dei contributi maturati durante il lavoro e fuori dal lavoro possa far raggiungere un livello adeguato di pensione”. Riguardo la previdenza complementare c’è la “possibilità di ripristinare la regola del silenzio assenso per un periodo di almeno sei mesi, anche perché quelli che mancano all’appello delle iscrizioni sono soprattutto i giovani, che sono coloro che possono trarne maggiore vantaggio da questo secondo pilastro previdenziale”. Secondo l’ex ministro del Lavoro, è però prioritario “riprendere il confronto tra Governo e sindacati sul tema della previdenza nell’ambito della scelta, confermata dal premier Draghi, di rendere strutturale il confronto con le parti sociali al fine di affrontare in modo efficace l’attuale situazione di emergenza economica e sociale”.
IL MONITO DELLA CGIL SUL FUTURO DELLE PENSIONI PER I GIOVANI
Nell’ultimo convegno organizzato dalla Cgil di Savona dal titolo “Lavoro e pensioni. Tra presente e futuro”, è intervenuto il segretario generale della Spi Cgil Nazionale Ivan Pedretti commentando i ritardi della politica nel produrre la prossima riforma pensioni 2022-2023.
«Le prospettive vere sarebbero cambiare il mercato del lavoro e dare ai giovani un futuro di lavoro stabile e ben pagato», sottolinea il sindacalista a margine del convegno ligure organizzato nel Palazzo sulla fortezza del Priamar di Savona, «Oggi siamo in forte difficoltà abbiamo troppo precariato, troppi lavori saltuari e precari. Il tema delle pensioni sarà cruciale e si alzerà nel tempo come questione centrale nel rapporto tra le vecchie e nuove generazioni. I pensionati in Italia per l’80% sono sotto i 1000 euro». Contestando le politiche di questi ultimi anni, Pedretti ribadisce come l’Italia non può pensare di competete a livello internazionale «con la bassa qualità del lavoro, la precarietà e saltuarietà. Quando al lavoratore si chiede più flessibilità, teoricamente bisognerebbe pagarlo di più, in Italia invece se sono precario vengo pagato di meno, se sono in condizioni disagiate ho meno diritti e possibilità». (agg. di Niccolò Magnani)
RIFORMA PENSIONI, LA SOLLECITAZIONE DI DAMIANO
Cesare Damiano sa bene che la guerra in Ucraina comporta cambiamenti importanti nell’agenda politica, economica e sociale del Paese e “tra le vittime di questa situazione potrebbero esserci gli interventi a sostegno dello Stato sociale e il potere d’acquisto di salari e pensioni”. L’ex ministro del Lavoro, intervistato da Italpress, spiega di ritenere “positivo il fatto che il ministro dell’Economia, Daniele Franco, abbia accennato nelle scorse settimane alla necessità di affrontare il tema delle pensioni che sembrava scivolato fuori dall’agenda delle priorità. Questa nuova disponibilità si somma alla nota sensibilità politica sui temi sociali del ministro Orlando”. “Quindi, pur consapevoli del fatto che si dovrà dare priorità alla tutela dei settori più colpiti dalle conseguenze della guerra, riteniamo che sarebbe estremamente positivo riprendere il confronto sulla previdenza: è interesse di tutti superare le rigidità della legge Monti-Fornero, mano a mano che ci avviciniamo al sistema interamente contributivo, senza dimenticare il tema della rivalutazione degli assegni pensionistici nell’attuale momento di consistente ripresa dell’inflazione”, aggiunge Damiano.
MANIFESTAZIONE CONTRO LE RISORSE TOLTE ALLE PENSIONI
Il sindacato di base Cub di Pisa, come riporta pisatoday.it, “aderisce alla manifestazione contro la militarizzazione dei territori pisano e livornese e il potenziamento della base Usa e Nato di Camp Darby. ‘Il sindacato rappresentativo è silente verso i progetti di guerra che attraversano i nostri territori e destinano fondi comunitari a tale scopo, soldi sottratti ai salari, alle pensioni, al welfare, alla scuola e alla sanità. Il silenzio dei sindacati è l’ennesima dimostrazione che tacere sugli attacchi ai salari e al potere di acquisto, tacere davanti al restringersi degli spazi di democrazia nei luoghi di lavoro è il prodotto di politiche arrendevoli e subalterne verso le associazioni datoriali e i governi di turno’”. Per il Cub di Pisa, i soldi che si vogliono destinare a costruire una cittadella militare alle porte di Pisa “dovrebbero essere investiti per favorire la riconversione agricola di tutta l’area, la bonifica dei territori inquinati (terreni, corsi d’acqua) e un piano di rilancio di Ospedaletto per abbattere la cementificazione dell’area”.
RIFORMA PENSIONI 2022, I DATI DEL DEF
Come evidenzia Milano Finanza, “mentre per i fondi di previdenza complementare il 2022 si è aperto in salita per via del boom dell’inflazione, gli importi degli assegni pubblici percepiti da chi è in pensione saranno invece un po’ più alti quest’anno.
Nel nuovo Documento di Economia e Finanza (Def) si prevede che l’inflazione, a causa soprattutto del rincaro delle materie prime e dell’energia, aumenti del 5,8% nel 2022 contro una previsione dell’1,6% contenuta lo scorso autunno nella Nadef (la Nota di Aggiornamento del Def)”. Va ricordato anche che “per il 2022 il recupero dell’inflazione è stato fissato lo scorso novembre al +1,7% salvo conguaglio da effettuarsi nel 2023, una volta che si conoscerà l’importo definitivo dell’inflazione dell’intero 2022”.
LE RISORSE “TOLTE” ALLA RIFORMA DELLE PENSIONI 2022
Considerando la stima contenuta nel Def, 5,8%, il conguaglio dell’anno prossimo potrebbe quindi essere superiore al 4%, con effetti importanti sia sull’importo delle pensioni, che per i conti pubblici, portando a una crescita della spesa pensionistica su Pil, un parametro che viene tenuto sotto stretta osservazione soprattutto a Bruxelles e che già oggi, vista la crescita prevista nei prossimi anni, sta ponendo paletti non indifferenti nella definizione della misura di riforma delle pensioni che dovrà sostituire Quota 102 proprio a partire dall’anno prossimo. Va anche detto che l’inflazione effettiva potrebbe anche essere superiore alle stime inserite nel Def e questo potrebbe dunque acuire i problemi evidenziati. Vedremo se e come questi verranno presi in considerazione nel confronto tra Governo e sindacati che dovrebbe riprendere presto.
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