A che punto siamo con le terapie per il Covid? Se i vaccini sono lo strumento principale per la prevenzione delle forme gravi, i farmaci sono quello per combattere l’infezione una volta che è stata contratta. Ma prevenire è sempre meglio che curare, motivo per il quale l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ribadisce che le terapie non sostituiscono la vaccinazione. Nello specifico, ne ha parlato Dina Pfeiffer di Oms Europa. «I vaccini approvati dall’OMS proteggono la maggior parte delle persone da malattie gravi e morte. I farmaci sono strumenti importanti per aiutare le persone che si sono ammalate, ma è comunque meglio non ammalarsi in primo luogo a causa dei rischi di contrarre malattie gravi e possibili conseguenze sulla salute a lungo termine». Sul sito dell’organizzazione, come riportato da Quotidiano Sanità, ha sottolineato che vaccini e terapie sono due armi per combattere il Covid «e ridurre l’onere del COVID-19 sulle comunità e sui sistemi sanitari. I vaccini, tuttavia, sono il nostro metodo principale per prevenire malattie gravi».
A proposito delle terapie Covid, ce ne sono due di tipi. Alcuni destinati ad alleviare i sintomi, altri per chi ha sviluppato una forma grave di Covid. «I farmaci antivirali sono progettati per essere somministrati durante le prime fasi della malattia per ridurre le possibilità che il virus si moltiplichi e per aiutare a prevenire l’insorgenza di malattie più gravi nelle persone che sono maggiormente a rischio che ciò accada». Dunque, se somministrati al momento giusto, questi farmaci «potrebbero aiutare a ridurre del tutto la necessità di cure ospedaliere e quindi alleviare le pressioni sui sistemi sanitari», ha spiegato Dina Pfeiffer.
TERAPIE COVID, SICUREZZA E TIPI
Tutti i nuovi farmaci comunque sono sicuri, in quanto sottoposti a rigorosi test di sicurezza ed efficacia, tramite studi clinici, prima di essere autorizzati. I risultati degli studi, quindi, guidano le raccomandazioni sull’utilizzo. Ma Dina Pfeiffer su Oms Europa ha ricordato che «il monitoraggio della sicurezza continua anche dopo che le autorità nazionali di regolamentazione hanno concesso le autorizzazioni all’immissione in commercio di nuovi farmaci per garantire che eventuali effetti collaterali rari possano essere rilevati». Per quanto riguarda proprio le raccomandazioni, un gruppo di esperti globali, fornitori e partner di pazienti, che costituiscono il gruppo di sviluppo delle linee guida dell’Oms, «si riunisce regolarmente per esaminare le prove provenienti da studi clinici internazionali». Quindi, elaborano le linee guida pratiche con le raccomandazioni, sottoposte a revisione tra pari da parte di un altro gruppo di medici e del Comitato di revisione delle linee guida prima della pubblicazione. Entrando nel merito delle terapie disponibili contro il Covid, Dina Pfeiffer ha spiegato che ci sono i bloccanti del recettore dell’interleuchina-6 (IL-6) e gli inibitori della Janus chinasi (JAK), cioè anticorpi monoclonali «che controllano la risposta infiammatoria dell’organismo alle infezioni nei pazienti gravi o critici e vengono somministrati insieme ai corticosteroidi».
FARMACI COVID E VARIANTE OMICRON
Contro il Covid ci sono poi anche i farmaci antivirali, «che aiutano a fermare la replicazione del virus e sono efficaci se somministrati non appena si vedono i sintomi e la diagnosi è confermata, cioè entro 5 giorni». Questi medicinali sono usati soprattutto nelle persone che hanno un rischio maggiore di sviluppare forme gravi. Ma Dina Pfeiffer di Oms Europa ha citato anche gli anticorpi monoclonali antivirali, «che si attaccano al virus e lo rendono facilmente riconoscibile dal sistema immunitario in modo che venga inattivato». Questi medicinali vanno usati entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi da parte delle persone che rischiano una forma grave del Covid, in particolare da chi potrebbe avere una scarsa risposta ai vaccini per una terapia o malattia. Alcuni farmaci erano già sul mercato prima che scoppiasse la pandemia Covid, ma venivano usati per altre patologie, invece i monoclonali antivirali sono disponibili dal 2020. Ma alcuni di questi «sono meno efficaci contro Omicron perché inizialmente sono stati sviluppati in risposta a precedenti varianti di COVID-19». Invece gli antivirali dovrebbero mantenere la stessa efficacia contro la variante Omicron, anche se comunque il monitoraggio resta essenziale. Infine, gli antinfiammatori «funzionano altrettanto bene per i casi gravi e critici causati da Omicron come da altre varianti di COVID-19».