Nessuno sa cosa stia davvero succedendo dentro e fuori l’acciaieria Azovstal a Mariupol. Se, da una parte, Putin ha deciso ufficialmente nelle scorse ore di sospendere l’attacco, non si capisce perché il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, gli abbia telefonato chiedendo “corridoi umanitari per lasciare uscire i civili in occasione della Pasqua ortodossa”, cioè domani.
Come ci ha detto in questa intervista il generale Marco Bertolini, già comandante del Comando operativo di vertice interforze e della Brigata Folgore in numerosi teatri di guerra, dalla Somalia al Kosovo e all’Afghanistan, “Putin quello che doveva fare lo ha fatto: sospendendo l’attacco in corso ha di fatto smilitarizzato la zona e quindi i civili dovrebbero poter uscire”. Allora perché non escono? A questo punto il dubbio è che siano trattenuti forzatamente dai miliziani del battaglione Azov, di cui è ancora poco chiaro l’autentico ruolo in questa guerra: “Ovviamente i civili per loro rappresentano una garanzia, perché, se li lasciassero uscire, avrebbero solo due opzioni: arrendersi o combattere fino all’ultimo”.
Secondo lei, cosa sta succedendo nell’acciaieria Azovstal? Putin mente quando dice che l’attacco è stato sospeso? O sono i miliziani di Azov a non far uscire i civili?
Cosa stia succedendo nessuno, a meno che non sia sul posto, può saperlo. Il comandante della milizia Azov ha fatto un appello perché sia permesso loro, se si arrendono, di poter andare in un paese terzo, cioè non in Russia, ma nemmeno in Ucraina. È una cosa impossibile, perché non fa parte della logica di questa guerra. Per chiudere questa faccenda hanno due opzioni: o combattere fino alla morte o arrendersi. La resa è un comportamento previsto dalle leggi di guerra, chi si arrende ha delle tutele che gli vengono garantite.
Il presidente del Consiglio europeo, Michel, ha chiesto a Putin corridoi umanitari per il giorno della Pasqua ortodossa: questo significa che si combatte ancora?
I corridoi umanitari sono per i civili. Putin quello che doveva fare per garantirli lo ha fatto, sospendendo l’attacco ha creato di fatto una smilitarizzazione dell’area per permettere l’evacuazione dei civili. Cosa altro dovrebbe fare?
Però si dice che si combatte ancora.
Comunque sia, sta ai miliziani asserragliati all’interno decidere il da farsi. Cosa fare è presto detto: lasciar uscire i civili e poi arrendersi, oppure far uscire i civili e combattere fino all’ultimo, non ci sono alternative.
Quello che nessuno ha capito è se questi miliziani di Azov obbediscano agli ordini dell’esercito ucraino o facciano di testa loro. Lei che idea si è fatto? Inoltre sono proprio loro il motivo dell’attacco al Donbass, Putin li considera responsabili di “genocidio” nei confronti della minoranza russa, e se si arrendono probabilmente verranno passati per le armi.
Questo non posso dirlo, non lo sappiamo. La cosa più giusta che possono fare, quella eticamente corretta, è far uscire i civili. Acquisterebbero un merito agli occhi di tutti, a prescindere da quello che hanno commesso prima.
Sembra di capire, però, che non vogliano far uscire i civili: che ne pensa?
Infatti li trattengono perché sono una forma di garanzia. Se i civili se ne vanno, i russi fanno presto ad aver ragione di loro. Ma non è un comportamento da soldato: se sono soldati, devono far uscire i civili.
Per questo le chiedevo se la milizia Azov obbedisce all’esercito di Kiev.
Quello che sappiamo è che se non fanno parte dell’esercito regolare sono milizie che prendono ordini da Zelensky. Dal gennaio 2015 la milizia Azov è sotto il controllo del ministero degli Interni con compiti militari e di polizia. Lo stesso Zelensky ha ribadito più volte che combattono per lui, esaltandone i successi.
Quello che appare chiaro è che questa è una guerra sempre più sporca.
Su questo non c’è ombra di dubbio.
Secondo alti funzionari dell’Unione Europea, le prossime due settimane saranno decisive, gli attacchi a sud e a est dell’Ucraina si intensificheranno. È d’accordo?
Il Donbass rappresenta dall’inizio delle operazioni il centro di gravità, la regione dove si è compiuto lo sforzo principale. A maggior ragione adesso che si sta chiudendo dal punto di vista tattico la campagna militare, perché finora, in fin dei conti, nelle altri parti del Paese quello che è successo è limitato, mentre nel Donbass e a Mariupol si concentra tutto lo sforzo russo.
(Paolo Vites)
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