È stata lunga e affollata la conferenza stampa che oggi Volodymyr Zelensky ha tenuto all’interno della metropolitana di Kiev. Ma è stata l’occasione per il presidente dell’Ucraina per fare chiarezza su alcuni concetti e ribadirne altri. «Non mi muoverò da Kiev fino a quando non finirà la guerra», ha ad esempio dichiarato. A proposito della fine del conflitto con la Russia, Zelensky ha spiegato perché non è semplice arrivarci: «Vorrei mettere fine alla guerra, c’è la via diplomatica e la via militare e una persona sana di mente sceglie quella diplomatica, ma questa guerra può essere fermata solo da chi l’ha iniziata». Quindi, ha evidenziato che da parte sua c’è sempre stata la volontà di trattare.
«Ho insistito da subito per trattare con Putin, penso che i mediatori non possano avere l’effetto desiderato». Ma ovviamente ha affrontato anche il tema delle armi dall’Occidente: «Siamo grati per quelle ricevute, ma ce ne servono altre più rapidamente». Anche perché la situazione a Mariupol è «drammatica». Neppure i tentativi di ucciderlo lo spaventano. «Non ho diritto ad aver paura, perché il nostro popolo ha mostrato di non aver paura di nulla».
ZELENSKY “RINGRAZIO IL POPOLO ITALIANO”
Volodymyr Zelensky ha parlato con una scenografia alle spalle curata con attenzione, a partire dalle bandiere giallo-blu della sua Ucraina. C’è stato spazio anche per l’Italia. «Ci sostiene sia politicamente che con le armi, si è schierata al nostro fianco in modo molto chiaro. Sono grato al governo italiano, al popolo italiano e al premier Mario Draghi, che aspettiamo». Arriverà prima il segretario di Stato Usa Blinken, con cui dovrebbe esserci anche Lloyd Austin, capo del Pentagono, ma non ci sono al momento conferme in merito. Tornando ai negoziati di pace, Zelensky ha criticato l’atteggiamento della Russia, che «continua a lanciare dei messaggi apparentemente concilianti prima di bombardamenti particolarmente ingenti». Potrebbe sicuramente essere risolutivo un incontro tra lui e il presidente russo Vladimir Putin, ma non ci sarà spazio per le trattative se i soldati ucraini che sono rimasti a Mariupol venissero uccisi. E c’è un’altra condizione: «Se viene annunciato un referendum in uno qualsiasi dei territori occupati dell’Ucraina ci ritireremo da qualsiasi negoziato». Anche perché sarebbe «uno pseudo-referendum» che «ostacolerebbe un eventuale cessate il fuoco e la fine del conflitto».
“UCRAINA NON SI ARRENDERÀ MAI”
Volodymyr Zelensky ha affrontato anche il tema dei possibili mediatori, come la Turchia, con il presidente turco Erdogan che potrebbe prendere contatti anche con la Santa Sede. «Sono grato a Papa Francesco per la sua posizione», ha detto. D’altra parte, il suo auspicio è in «una mediazione del Vaticano», in particolare per «sbloccare i corridoi umanitari a Mariupol». Ogni discorso sui negoziati però non può essere approfondito senza prima un cessate il fuoco. «Ora non posso incontrare Putin. Prima devono tacere le armi». Non è mancata una stoccata alla Nato: «Ha compiuto un errore strategico con l’Ucraina. Se fossi stati parte dell’Alleanza la Russia non ci avrebbe aggredito». Critiche anche all’Onu per la scelta di Antonio Guterres di andare a Mosca la prossima settimana. «Dovrebbe prima venire in Ucraina, tra i massacri, sul terreno, per avere una percezione della realtà molto precisa. Non si può avere lo stesso atteggiamento rispetto all’aggressore e alla vittima».
Con le armi richieste comunque potrebbero tornare in possesso del Donbass, che attualmente è occupato dalla Russia. Duro il giudizio nei confronti del Cremlino. «Si stanno comportando come dei nazisti. Noi ucraini non ci arrenderemo mai». Ed è quello che sono chiamati a fare a Mariupol. «Cerco di sostenere i battaglioni nell’acciaieria, cerco di fargli capire che sono dalla parte giusta, di ottenere armi per spezzare l’assedio della città, ma in questo momento non è possibile uno sblocco militare favorevole a noi, possiamo soltanto difenderci, difendere la vita dei soldati e dei civili che si trovano sul sottosuolo».