Il turismo di questa primavera 2022 soffre di singhiozzo. Alti e bassi che concentrano i primi nelle feste “comandate” (Pasqua, Pasquetta, XXV aprile) e i secondi nelle giornate “normali”, anche se l’effetto dei long-bridge, i lunghi ponti facilitati dal calendario, lascia comunque qualche segnale positivo. La ripresa insomma si vede, a conferma delle previsioni avanzate pre-Pasqua da un’analisi Coldiretti/Ixè, che indicava 11,5 milioni di italiani in viaggio di vacanza in questi giorni. Nella fattispecie, per il weekend formato gigante che termina con oggi il CST (centro studi turistici) annuncia 4,9 milioni di pernottamenti nelle strutture alberghiere ed extralberghiere italiane, comprese case vacanze e affitti brevi, cui vanno aggiunti altri 2,8 milioni di pernottamenti nelle seconde case. Lo studio di CST (per Assoturismo Confesercenti) regala numeri simili a quelli che si registravano pre-pandemia, appunto in una netta ripresa, dopo le incertezze che avevano depresso la rimonta del turismo nel primo trimestre dell’anno (16 milioni di presenze in meno rispetto allo stesso periodo del 2019).
In quest’ultimo ponte primaverile, la ripresa si concentra nelle città d’arte (basta ricordare le 160 mila presenze a Venezia nel lunedì di Pasqua, un ritorno prepotente di overtourism che sta spingendo la città lagunare ad adottare l’ingresso solo su prenotazione), mete preferite anche per un clima incerto, con temperature autunnali, che ovviamente non incentivano le località balneari. A spostarsi – sostiene ancora il CST – sono soprattutto le famiglie o i gruppi di amici, con una media di tre componenti. L’85% sceglierà una struttura ricettiva tradizionale (alberghi, B&B, campeggi e agriturismi), il 15% una casa vacanze o appartamenti in affitto breve.
Ponti primaverili già quasi in archivio, l’obiettivo si sposta adesso sulla prossima stagione estiva. Ancora il CST dice che solo il 36% degli italiani (il 40% nelle regioni del Nord) ha già prenotato le vacanze per l’estate (7 su 10 per destinazioni italiane). Chi non ha ancora prenotato (ma ormai le prenotazioni sottodata sono diventate quasi un’abitudine), è alle prese con la scelta della destinazione (44%) o il periodo delle vacanze (31%). Ma c’è anche chi (18%) non è sicuro di poter fare una vacanza estiva: è una quota consistente, circa 4 milioni di italiani, vittima dell’incertezza economica, a causa dall’inflazione, il caro-energia soprattutto, il caro-bollette in generale. Infine si calcola un 7% (circa 1,5 milioni) di italiani che ha già deciso che quest’estate le vacanze proprio non le farà.
L’industria del turismo, nel frattempo, si prepara, cercando di far quadrare i conti e le marginalità, erose da un conto energetico lievitato a livelli d’allarme. Non solo, c’è un altro grosso problema all’orizzonte: la carenza di personale. “Nei prossimi mesi il fabbisogno dei lavoratori stimati nel settore del turismo è di circa 250 mila unità. Sull’esigenza di soddisfare tale bisogno incide il Reddito di cittadinanza, soprattutto nei casi di rapporto di lavoro temporaneo stagionale in cui l’ammontare dei redditi e l’instabilità del rapporto di lavoro non risultano sempre allettanti a fronte del reddito di cittadinanza percepito”. Non è lo sfogo di un operatore: è la dichiarazione fatta dal ministro del Turismo Massimo Garavaglia in un recente question time alla Camera. Un’equazione, quella ricordata dal ministro (Rdc, stagionalità, retribuzioni), che bene riassume i dati del problema, ormai ben chiari, ma che non aiuta a risolverlo.
Meglio sarebbe stato, da parte del Governo, agganciare da tempo il Rdc alla formazione necessaria per poi inserire i fruitori del sussidio nel mondo del lavoro nel turismo, ad esempio, e magari lasciare il Rdc a suturare i tempi morti della stagionalità. E meglio sarebbe stato prevedere nei contratti parametrazioni diverse nelle retribuzioni, con una più aggiornata indennità di contingenza.
Vista l’inflazione galoppante di questi giorni, e la conseguente perdita del potere d’acquisto eroso dai caro-tutto, anche la parola “scala mobile” (soppressa nel ’92) non può essere più tabù.
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