Systur band rappresenta l’Islanda all’Eurovision 2022
Systur band si esibisce nella serata di apertura nonché prima semifinale degli Eurovision Song Contest 2022, live al Palaolimpico di Torino. La kermesse condotta dal trio formato da Laura Pausini, Alessandro Cattelan e Mika vede la band rappresentante dell’Islanda performare una middle-tempo, dal titolo Með Hækkandi Sól, in un’esibizione totally live. L’esibizione rimanda all’attesa che in Islanda vede molti sperare in una pronta fine della stagione invernale, che priva gli islandesi di molte ore di luce. “Durante i mesi invernali in Islanda perdiamo molta luce diurna -ha spiegato la band, in merito al significato della loro canzone-. Le giornate diventano più scure e più lunghe e i mesi invernali più bui riceviamo la luce solare solo per una piccola parte della giornata. Ma dal 20 dicembre circa il sole inizia a venire prima e a tramontare più tardi ogni giorno. Abbiamo il detto per questo periodo per il sole come “með hækkandi sól” che potrebbe tradursi in “con il sole che si alza ogni giorno”. (Aggiornamento di Serena Granato)
Chi son le Systur band dell’Island all’Eurovision 2022
La band originaria dell’Islanda Systur salirà sul palco dell’Eurovision 2022
nella seconda parte della prima semifinale che avrà luogo oggi 10 maggio col brano “Með Hækkandi Sól“. L’Islanda ha debuttato all’Eurovision nel 1986 e non ha ancora mai raggiunto il primo posto. Una band tutta al femminile e tutta in famiglia. Le componenti del gruppo sono, infatti, tre sorelle: Sigríður, Elísabet ed Elín Eyþórsdóttir. Sono figlie d’arte, la musica scorre nel loro sangue. Il loro padre è Eyþór Gunnarsson, tastierista del gruppo jazz-funk fusion Mezzoforte attivo dal 1977. La loro madre, Ellen Kristjánsdóttir, è una cantante; lo zio materno Kristján Kristjánsson, noto anche come KK, è un musicista folk e blues; il fratello Eyþór Ingi è un percussionista e accompagnerà le sorelle nel corso della loro performance sul palco torinese.
Systur, tre sorelle e un omaggio alla loro nonna
La band Systur viene fondata nel 2011 con il nome Sísý Ey, un omaggio alla loro nonna
. Da quel momento le tre sorelle hanno lavorato insieme e allo stesso tempo hanno condotto dei progetti da soliste. Il nome Systur – che in islandese vuol dire esattamente “sorelle” – è stato adottato solo quest’anno subito dopo aver vinto la sedicesima edizione del Söngvakeppnin, ovvero il contest canoro organizzato ogni anno dall’emittente RÚV per selezionare l’artista che rappresenterà l’Islanda all’Eurovision Song Contest. Il loro primo singolo di successo risale al 2013 e si intitola “Ain’t Got Nobody”, ma non è l’unico brano di successo nella loro storia decennale. Oltre a essere delle eccellenti cantanti, le tre sorelle sono anche abili musiciste. Questa sarà la loro prima partecipazione all’Eurovision. L’Islanda è arrivata al secondo posto nell’edizione del 2019 e le tre sorelle sono fiere di rappresentarla. Sigríður, Elísabet ed Elín hanno dichiarato: “Ci aspettiamo tanto divertimento e una bellissima avventura da vivere in questa edizione dell’Eurovision Song Contest, come del resto in tutte le bellissime esperienze”.
Systur e l‘inedito brano folk “Með Hækkandi Sólin“: significato e curiosità
Le Systur hanno vinto il Söngvakeppnin con l’inedito brano folk “Með Hækkandi Sólin
” in cui suonano la chitarra e il basso e mescolano armoniosamente le loro voci. La melodia acustica è dolce e pacifica e combina la tradizione folk con la musicalità celtica. Il titolo della canzone può essere tradotto come “Con il sole che sorge”. Una metafora sulle ombre e gli inverni che attraversano il nostro cuore e la nostra mente fino a quando il sole sorge di nuovo a far luce, a sciogliere gli iceberg che pesano su di noi. Il testo della canzone è in lingua islandese. A questo proposito, in alcune interviste le tre sorelle (che in passato hanno composto anche canzoni in inglese) hanno voluto evidenziare l’importanza di competere con una canzone non tradotta, quindi per far risaltare e portare alla ribalta la propria lingua (“We just wanted to bring the language into the competition”).