Riforma del lavoro agile 2022: l’iniziativa del mnistro Orlando
Una nota pubblicata sul sito del Ministero del lavoro il 21 aprile scorso annunciava già l’insediamento dell’Osservatorio nazionale bilaterale in materia di lavoro agile, presieduto dal ministro Andrea Orlando è composto da rappresentanti dei datori di lavoro e dei lavoratori. Si tratta di soggetti
“designati dalle parti firmatarie dello specifico protocollo sottoscritto il 7 dicembre” 2021.
Riforma del lavoro agile 2022: gli obbiettivi
Con questo osservatorio il Ministero del lavoro che è impegnato a monitorare la riforma del lavoro agile, resasi necessaria dopo due anni di pandemia che hanno permesso a le aziende italiane di incrementare lo smart working. Inoltre la riforma delle pensioni dovrà tenere conto anche dei profili di quel genere di lavoratori che hanno sempre lavorato in modalità telelavoro spesso caratterizzati da una discontinuità contributiva. Questi saranno gli elementi su cui l’osservatorio lavorerà nei prossimi mesi.
A tal proposito sul sito del Ministero si rende noto che l’osservatorio avrà un obiettivo di monitoraggio relativamente alle seguenti aree:
- L’evoluzione del lavoro agile con riferimento ai suoi risultati;
- lo sviluppo della contrattazione collettiva sul tema;
- L’andamento delle linee di indirizzo contenute nel protocollo di dicembre 2021.
Si precisa inoltre che questo protocollo sarà uno strumento di orientamento per la futura attività legislativa parlamentare in tema di lavoro.
Riforma del lavoro agile 2022: le necessità
L’osservatorio si è reso necessario perché:
“I dati che stanno emergendo stimano che circa 4,5 milioni di lavoratori continueranno in modo stabile a lavorare da remoto, anche dopo la fine della pandemia. Il lavoro agile può contribuire a migliorare le condizioni di vita del lavoratore, ridurre l’inquinamento, la congestione dei centri urbani e contribuire al risparmio energetico; ma al tempo stesso bisogna fare attenzione che questa modalità di lavoro non determini una dilatazione degli orari di lavoro, una condizione di “isolamento” dei lavoratori o uno “svuotamento” di alcuni centri urbani”.
Nella relazione conclusiva di maggio, l’Osservatorio ha concluso che il Protocollo stilato nel dicembre scorso tiene conto di tutte le parti sociali e che
“rappresenta, in Europa, una delle prime ipotesi di regolazione condivisa con le parti sociali, differentemente da altri Paesi, come, ad esempio, il Portogallo“.
Per una volta insomma, l’Italia può vantare un primato ottenuto attraverso il dialogo sociale resosi necessario a causa della riorganizzazione del lavoro causata dalla pandemia che ha interessato una fetta considerevole di lavoratori, si stima dai 5 ai 7 milioni.