Come sappiamo il documento di economia e finanza che segue la linea programmatica del governo in tema di riforma fiscale per il 2022, avrebbe dovuto contemplare anche la riforma pensioni 2022. Ma dopo la doccia fredda del 7 aprile scorso quando il governo si è riunito a palazzo Chigi per la conferenza stampa si è appreso che la riforma pensioni non sarà introdotta all’interno del documento di economia e finanza.
Riforma pensioni 2022: prima la Riforma del Lavoro, poi le pensioni
Anche le recenti pubblicazioni del Ministero del lavoro sul sito internet non danno indicazioni di tutto questo ma si concentrano molto di più sui temi relativi alla riforma del lavoro. L’impressione che si ha leggendo le pubblicazioni istituzionali è che ci si stia concentrando molto di più sulla riforma del lavoro, così da considerare tutte le parti sociali che dovranno poi essere ascoltate e di cui si dovrà tenere conto per qualsiasi tipo di riforma delle pensioni. Non a caso l’agenzia Dire, ha recentemente raccolto un po’ di rumors inerenti alle posizioni in tema di riforma delle pensioni.
Per Alessandro Amitrano, deputato del MoVimento 5 stelle e segretario dell’ufficio di presidenza della Camera dei deputati, nel corso del webinar “Il miraggio della pensione, un riordino è d’obbligo fra le 1000 opzioni di un sistema caotico“, webinar promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca, ha parlato di chi potrebbe beneficiare di un anticipo pensionistico.
Riforma pensioni 2022: le proposte sul tavolo non guardano ai giovani
La riflessione che propone Amitrano in effetti non fa una piega. Secondo il deputato l’anticipo pensionistico ad esempio, sarebbe vantaggioso per chi ha una retribuzione fino a 67 anni di età, ma non per tutti i giovani lavoratori caratterizzati da discontinuità contributiva che tentano di lavorare alla costruzione del proprio assegno pensionistico che riceveranno fra qualche decennio.
Per questo è nata la proposta di una pensione di cittadinanza con una soglia minima di €780, al di sotto della quale non si considera come pensione dignitosa. Pare che tutte le forze politiche siano in accordo sul dare maggiore dignità al sistema pensionistico, anche Dario Damiani, senatore di Forza Italia e componente della Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori della previdenza, si unisce al coro.
L’Italia ha bisogno di ragionare attraverso previsioni di medio lungo termine, perché se è vero che oggi è possibile istituire una pensione di cittadinanza €780, è anche naturale che chi sta lavorando alla costruzione di un assegno pensionistico per il futuro dovrà anche tenere conto del potere d’acquisto del denaro e dell’incremento del costo della vita. Insomma, i €780 di oggi non saranno e €780 di domani. In buona sostanza le rivalutazioni della pensione minima dovranno essere riaggiornate di anno in anno, così da garantire un assegno dignitoso.