“Sono pronto a incontrare Putin”. A sorpresa Papa Francesco rilascia il suo ultimo drammatico appello per fermare la guerra in Ucraina. “A Kiev per ora non vado. Io prima devo andare a Mosca, prima devo incontrare Putin. Ma anche io sono un prete, che cosa posso fare? Faccio quello che posso. Se Putin aprisse la porta” ha aggiunto. Finora non è arrivata dal Cremlino nessuna risposta alla richiesta, inoltrata, ha spiegato Bergoglio, dopo venti giorni di guerra: “Stiamo ancora insistendo, anche se temo che Putin non possa e voglia fare questo incontro in questo momento”.
È un passaggio storico così drammatico, su cui incombe anche l’incubo di una possibile guerra nucleare, che ricorda e forse supera, per gravità, la crisi dei missili sovietici a Cuba nel 1962. Anche allora un Papa, Giovanni XXIII, intervenne fermando una possibile guerra nucleare. “Francesco è un Papa coraggioso, un Papa delle sorprese” ci ha detto in questa intervista il cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco. “Per il bene della pace bisogna tentare ogni cosa. Il ruolo delle religioni è fondamentale, supera quello dei politici, fermi nelle loro visioni di parte”.
Il Papa ha rivelato di aver chiesto da tempo di incontrare Putin, annullando lui stesso la visita a Kiev, che invece tutti si aspettavano. È la cosa giusta da fare?
Francesco è un Papa coraggioso e anche un Papa sorprendente, ha sorpreso anche me quando ho saputo di questo suo desiderio di incontrare il presidente russo. Sono orgoglioso di essere il suo rappresentante in Siria. Non mi stupisce che abbia questa volontà, per il bene della pace bisogna tentare tutto. Viene in mente il famoso detto di Pio XI, quando firmò il Concordato con Mussolini. C’era qualcuno che lo criticava, al che lui rispose: “Pur di salvare un’anima tratterei anche con il diavolo”. E qui non si tratta di salvare un’anima sola, ma tante.
Se anche Mosca accettasse la sua richiesta, cosa pensa potrebbe ottenere?
Il Papa non è solo un leader religioso, ma anche un leader politico mondiale. Me ne sono accorto da quando sono in Siria: il ruolo delle religioni per la pace è fondamentale. Molti dicono che i leader religiosi non devono intromettersi nella politica, ma la religione rappresenta i valori umani e i leader religiosi hanno un ruolo decisivo nel tentativo di salvare il mondo.
Anche perché il Papa chiede la pace per tutti, russi e ucraini, non si comporta come i leader politici che chiedono una vittoria di una parte o dell’altra, o al massimo dei compromessi a proprio vantaggio.
Certo, è proprio così. In questo momento storico bisogna salvare anime e corpi. La religione non è qualcosa di astratto, non è rinchiudersi ed estraniarsi dal mondo.
Lei è sempre rimasto in Siria mentre infuriava la guerra, accanto alla popolazione cristiana, ma anche musulmana. Ha detto: “Come potrebbe un rappresentante del Papa essere credibile se scappasse da dove c’è più bisogno di lui?”. Francesco si è speso moltissimo per la Siria, quando l’America stava per bombardarla ha indetto una giornata mondiale di preghiera. In che modo la Santa Sede ha favorito il processo di pacificazione?
Tengo una raccolta di tutte le iniziative della Santa Sede, di tutti i messaggi e gli appelli del Papa per la pace in Siria, i suoi interventi al Corpo diplomatico in cui sempre ricordava il nostro dramma, i suoi messaggi natalizi con sempre in primo piano la guerra.
In Ucraina si sta ripetendo il vostro dramma?
Quello che è successo in Siria è la più grande catastrofe umanitaria dalla fine della Seconda guerra mondiale. Dio non voglia si ripeta tutto allo stesso modo in Ucraina. Dopo il Covid, dopo l’Afghanistan, adesso l’Ucraina… Noi siamo stati dimenticati, ma ricordiamoci che da una bomba ci si può sempre nascondere, dalla bomba della povertà no. Il 90% della popolazione siriana vive sotto la soglia della povertà. Vedo le immagini di Mariupol e mi ricordano quello che è successo qui, sento la sofferenza di questa povera gente.
Il patriarca di Mosca Kirill ha giustificato ancora la guerra. Da cristiano a cristiano, cosa prova di fronte a queste parole?
L’ecumenismo in genere sta procedendo bene, però sta anche vivendo un momento critico, da quando due anni fa il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo ha riconosciuto la Chiesa autonoma ortodossa di Ucraina, in questo modo sancendo la divisione con quella di Mosca. Anche qui in Siria i patriarchi ortodossi hanno preso le parti di Kirill, ma questa frattura provoca solo danni. Anche in Siria il dialogo interreligioso con i musulmani è difficile, perché sono divisi tra sunniti e sciiti, due visioni dell’islam che rendono il dialogo difficile.
Nonostante questo, come lei ha dichiarato, solo la religione può fermare la guerra?
Assolutamente sì, quello che si richiede a noi cristiani è la pace nel mondo. Quando chiediamo nel Padre Nostro il pane quotidiano, chiediamo anche la pace. Purtroppo le religioni con le loro divisioni sono ancora un po’ indietro nel loro compito di domandare la pace.
(Paolo Vites)
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