“La sentenza non cambia le cose: non mi restituirà certamente le gambe“. Così Manuel Bortuzzo commentò la sentenza di primo grado per la sparatoria che lo costringe sulla sedia a rotelle. Un incidente per il quale i due imputati, processati con rito abbreviato, sono stati condannati a 16 anni. Il gup Daniela Caramico D’Auria riconobbe la premeditazione, ma non i futili motivi. “Non mi importa sapere se chi mi ha fatto del male sia punito con 16 o 20 anni di prigione. Nessuna sentenza mi può fare ritornare come prima. So di dovermi confrontare con una realtà diversa, che sto affrontando con positività e determinazione“, aggiunse la promessa del nuoto.
Il 23 luglio 2020 si concluse il processo d’appello: la sentenza portò alla riduzione a 14 anni e 8 mesi di carcere, in quanto cadde l’accusa di tentato omicidio nei confronti di Martina Rossi, l’allora fidanzata di Manuel Bortuzzo. Invece il 14 dicembre 2021 la Cassazione accolse il ricorso delle difese riguardo la premeditazione. Quindi, la Corte d’Appello di Roma dovrà riesaminare questo aspetto e quindi valutare se riqualificare il reato e rideterminare la pena. (agg. di Silvana Palazzo)
Sparatoria Manuel Bortuzzo: raid all’Axa, raggiunto da un colpo di pistola
Manuel Bortuzzo, prima ancora della sua partecipazione al Grande Fratello Vip, era diventato “celebre” per via di un fatto di cronaca terribile che lo ha visto ad un passo dalla morte. La sua storia è contenuta nel libro “Rinascere”, diventato un tv-movie ed in onda oggi, domenica 8 maggio, nella prima serata di Rai1. Manuel Bortuzzo, giovane promessa del nuoto, appena 19enne, la notte tra il 2 ed il 3 febbraio 2019 fu coinvolto in una sparatoria a Roma, nel quartiere Axa. Il ragazzo venne colpito da un proiettile alla schiena mentre si trovava insieme all’allora fidanzata Martina. Un vero e proprio raid che tuttavia non aveva Bortuzzo come bersaglio.
Dopo la corsa in Ospedale al San Camillo e le operazioni grazie alle quali è stato salvato per un soffio, Manuel Bortuzzo è stato travolto dalla diagnosi: lesione midollare. Nonostante questo la sua vita è ripartita, seppur da una sedia a rotelle, con la speranza di poter un giorno tornare a camminare, dal momento che la lesione non sarebbe stata definita dai medici completa. “Quando penso a quello che è successo quella notte, non so mai che parole usare. Non è stato un incidente, i due ragazzi che mi hanno sparato erano più che intenzionati a uccidermi, ma definirla una sparatoria mi sembra assurdo: che c’entro io con le pistole?”, ha raccontato Manuel Bortuzzo come riferisce il Corriere della Sera, rammentando il giorno della sparatoria nella quale fu coinvolto.
Lorenzo Marinelli e Daniel Bazzano responsabili della sparatoria a Manuel Bortuzzo: condannati
Pochi giorni dopo la terribile sparatoria all’Axa, il 6 febbraio, Lorenzo Marinelli e Daniel Bazzano confessarono di essere gli autori del raid in cui fu coinvolto suo malgrado Manuel Bortuzzo. Entrambi ammisero di aver colpito il ragazzo per errore. Stando a quanto fu poi ricostruito, la sera dell’agguato era scoppiata una rissa che vide coinvolti i due aggressori. In seguito i due ragazzi si sarebbero allontanati per recuperare l’arma, una pistola calibro 38, tornando alla volta dell’uomo che li aveva sfidati. Tuttavia, lungo il loro percorso si ritrovò proprio Manuel Bortuzzo, che rimase così coinvolto mentre si trovava davanti a un distributore automatico di un tabaccaio nei pressi del locale.
Le indagini appurarono che Marinelli, a bordo di un motorino con Bazzano, esplose tre colpi di pistola da distanza ravvicinata verso Manuel Bortuzzo mentre la fidanzata dell’epoca della sparatoria si trovava con lui . Il processo a carico dei due aggressori ebbe inizio l’8 luglio 2019 e nella prima udienza i due imputati chiesero di essere giudicati con il rito abbreviato. Il 23 settembre il pm di Roma Elena Neri avanzò la richiesta di condanna a 20 anni di carcere per Marinelli e Bazzano per il tentato duplice omicidio premeditato con l’aggravante dei futili motivi, la detenzione e la ricettazione di arma da fuoco e la rissa. Le difese dei due imputati, come riferisce SkyTg24, ritennero che “non volevano uccidere, non c’è stata alcuna premeditazione”. Nell’ottobre si chiuse il primo grado con la condanna a 16 anni ad entrambi, ai quali fu riconosciuta la premeditazione. In Appello, nel luglio 2020, la Corte di Appello di Roma ha condannato i due a 14 anni e 8 mesi di carcere.