A “I Fatti Vostri” Salvo Sottile intervista Emanuela Petruzzelli, sorella di Camilla. Camilla, fu uccisa nel 2011 dal padre della sua bambina. Ammazzata con 74 martellate e poi sfigurata con delle forbici. E anche a Emanuela Petruzzelli è toccata una sorte simile, fortunatamente per ora non conclusasi in femminicidio. Emanuela per ben 23 anni è stata vittima di violenze subìte da suo marito Cosimo Benemerito. 23 anni nei quali non riuscì a separarsi per la paura di fare la stessa fine di sua sorella. Emanuela ha conosciuto il suo aguzzino quando era poco più che 16enne. Inizialmente, lui, era come un principe azzurro. Per attirare la sua attenzione, la sera del loro incontro, le ha detto che l’avrebbe accompagnata per evitarle la possibilità di fare brutti incontri: “Era molto dolce e gentile”.
Molto presto però, Emanuela Petruzzelli, scoprì che quel principe azzurro aveva un lato oscuro, lo scoprì nella prima notte d’amore, dopo solo un mese di frequentazione. Anche nella famiglia nativa di Emanuela erano presenti scene di violenza quotidiane. I vari compagni di sua madre rivolgevano le violenze su di lei e sulla sorella. Forse è stato anche per questo che per tutti questi anni ha tollerato questi abusi, per lei erano cose già vissute nell’infanzia. Emanuela ricorda il primo incontro sessuale con Cosimo Benemerito: “Mi sono concessa con amore ma alla fine il rapporto romantico divenne un altro. Mentre lui beveva una bottiglietta di acqua, per gioco, gli alzai un po’ di più la bottiglia con la mano e lui infastidito per il mio gesto, mi gettò con violenza sul letto e picchiandomi mi disse che avrei dovuto capire fin da subito chi comandava, chi portava i pantaloni“.
Emanuela Petruzzelli “per mio marito ero un oggetto e per i suoceri una serva”
Emanuela avrebbe dovuto fare attenzione a quel campanello d’allarme iniziale. Emanuela Petruzzelli però, a 18 anni, decise di andarsene via dalla casa natia con quell’uomo e portò con sé sua sorella Camilla. Quella decisione fu presa poichè l’ambiente famigliare con sua madre ed il suo convivente era invivibile: “In casa era un inferno. Scelsi il male minore. Mia sorella andò a vivere a Bologna e proprio a Bologna fu ammazzata da suo marito. Per mio marito ero un oggetto e per i suoceri una serva. Se mi ribellavo alla suocera, lui mi picchiava, mi portava a letto e si sfogava facendomi di tutto. Provava piacere nel farmi soffrire. Aveva bisogno di farmi del male”. La madre di Emanuela Petruzzelli è sempre stata a favore di suo marito: “Eravamo le figlie uscite male”. Ogni volta che Emanuela si è rivolta a sua madre per avere sostegno, non l’ha mai ricevuto: “Quando la chiamavo al telefono dopo averlo denunciato, mia madre mi costringeva a tacere”.
“Mia madre, mio suocero Leonardo Benemerito e il comandante della caserma dei carabinieri mi hanno obbligata a ritirare la denuncia” continua Emanuela. Suo marito le aveva tolto tutte le chiavi delle porte di casa: “Doveva controllarmi anche mentre ero in bagno“. In una delle tante liti, era riuscita a chiuderlo fuori casa. Rimase per 2 ore al buio (il marito aveva staccato la corrente) insieme a sua figlia Ivana. Lei chiamò le forze dell’ordine. Arrivarono i carabinieri e sorpresero il marito con la pistola carica in mano: “Quella sera venne arrestato per detenzione di armi illegali, gli diedero solo 2 giorni di carcere e 1 mese agli arresti domiciliari“. Dopo quell’episodio scattò il ‘codice rosso’ era il 2016 e madre e figlia vennero inserite in una struttura protetta. Il marito però riuscì a trovarle anche lì. Emanuela Petruzzelli allora fuggì insieme alla figlia e assunse, ad insaputa di Ivana, Corrado Di Rosa, ex poliziotto, affinchè vegliasse su di loro e le proteggesse: “Ho ancora paura di mio marito ha detto che mi ammazzerà”.