Neppure oggi si registrano progressi nei negoziati di pace tra Russia e Ucraina. A confermarlo il vicedirettore del dipartimento di informazione e stampa del ministero degli Esteri russo Alexei Zaitsev. Nel briefing di oggi ha dichiarato: «I negoziati russo-ucraini sono in stallo». Ma ha precisato che la causa riguarda la fornitura di armi a Kiev. Infatti, ha precisato che nel contesto delle forniture occidentali di armi all’Ucraina, «è comprensibile il disinteresse di Kiev e dei suoi mentori occidentali nella ricerca di una soluzione pacifica. I negoziati russo-ucraini sono in uno stato di stagnazione».
A tal proposito, si registrano le dichiarazioni del ministro della Difesa italiano Lorenzo Guerini, il quale ha spiegato che «un negoziato vero» può aprirsi solo con un cessate il fuoco. «Dobbiamo continuare in questa direzione, certo sostenendo insieme l’invio di materiale ed equipaggiamenti militari, le sanzioni, e anche tutte gli sforzi per arrivare a una soluzione negoziale, a un cessate il fuoco e poi a un negoziato vero». Quindi, Guerini ha ribadito l’obiettivo del governo italiano: «È arrivare a un negoziato vero, alla pace, ma anche al rispetto del diritto internazionale, consentendo a un Paese aggredito di potersi difendere». (agg. di Silvana Palazzo)
COME VANNO I NEGOZIATI DI PACE TRA RUSSIA E UCRAINA?
Alla domanda “come stanno andando i negoziati di pace tra Russia e Ucraina” la risposta sonora da 71 giorni a questa parte è “male”. Qualche spiraglio di tanto in tanto si accende per trattative in “latenza” che proseguono tra i vari sherpa di Mosca e Kiev, puntualmente spenti però dall’evoluzione della guerra anche diplomatica tra Occidente e Oriente. Una fiammella di speranza si è accesa ieri sera dopo l’annuncio della Russia di un cessate il fuoco di tre giorni per permettere l’evacuazione totale dell’acciaieria Azovstal di Mariupol: di contro però, sono ricominciate stamane le bombe e i raid contro le sacche di resistenza ucraina all’interno del maxi sito siderurgico. Con tanti cari saluti alla “fiammella” di poche ore prima.
Stamane da Bruxelles il Commissario all’Economia Ue Paolo Gentiloni ha ribadito che per un vero cessate il fuoco servono ad oggi le mediazioni «tanto dell’Onu quanto della Santa Sede». Papa Francesco da par suo ce la sta mettendo tutta per provare a trovare un canale di dialogo con Mosca, da qui l’invito per un viaggio nelle prossime settimane al Cremlino: a parte un primo generale apprezzamento dichiarato dall’ambasciatore russo in Vaticano, la reazione della Russia è stata piuttosto tiepida. Prima il Patriarcato di Mosca (irritato per le parole del Papa nell’intervista al “Corriere della Sera”), poi lo stesso Cremlino hanno smentito l’accordo per un incontro Francesco-Putin. Resta però quello della Chiesa l’unico tentativo per un serio negoziato orientato a non avere alcun interesse in cambio, se non la fine della tragedia e l’instaurarsi della pace.
“PUTIN NON SERIO NEI NEGOZIATI”; “NO ULTIMATUM DA UCRAINA”: SCONTRO OCCIDENTE-RUSSIA
Non è facile né immediato un possibile accordo per nuovi negoziati di pace, eppure resta al momento l’unica vera possibilità per far terminare lo scempio iniziato il 24 febbraio scorso su terra Ucraina: incontrando ieri a Palazzo Chigi il Premier giapponese Fumio Kishida, l’Italia di Mario Draghi si pone per la seconda volta nel giro di due giorni nel serio tentativo di impostare una trattativa di pace con la Russia. Come già aveva anticipato nel suo discorso all’Europarlamento, ieri il Premier ha delineato così i prossimi step da provare per raggiungere la pace: «Nel nostro colloquio abbiamo riaffermato la condanna all’invasione russa dell’Ucraina. Giappone e Italia sono impegnate perché si arrivi il prima possibile a tregue, anche localizzate, per permettere le evacuazioni di civili e favorire i negoziati di pace. Continuiamo ad aiutare l’Ucraina e a esercitare pressione sulla Russia, perché cessi immediatamente le ostilità».
La “partita” è tutt’altro che semplice, specie perché tanto dall’Occidente quanto dalla Russia non vengono lasciati per ora aperti degli spiragli per riprendere la trattativa, seppur nelle intenzioni viene rivendicato sia da Putin che da Biden la necessità di una pace duratura. «Gli Stati Uniti non hanno visto alcun segno fino ad oggi che Putin sia serio riguardo a un negoziato significativo», ha spiegato al Congresso Usa il Segretario di Stato americano, Antony Blinken, aggiungendo «Ucraina nella Nato? È diritto fondamentale di questi Paesi decidere del proprio futuro e del proprio destino». Di contro, il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov contesta l’invio di armi Nato in Ucraina così come le parole del Presidente Zelensky sui negoziati di pace: «La Russia non tollererà alcun ultimatum dall’Ucraina sui negoziati», spiega il Ministro degli Esteri.