In Cina il governo ha ordinato alle aziende statali di sostituire entro due anni tutti i computer e le macchine informatiche stranieri con quelle locali. Di fatto Pechino sta cercando di isolare la nazione dalla dipendenza tecnologica dell’occidente: hardware, ma anche software, utilizzati presso le istituzioni statali, dovranno essere sostituti da simili sviluppati in loco, abbandonando tutte le altre soluzioni, a cominciare da quelle americane (giusto per citare due esempi, Microsoft e Apple, ma anche Google e via discorrendo).
Non è la prima volta che la Cina manifesta, come ricorda Punto Informatico, tali intenzioni, ma questa volta sembra davvero voler far sul serio, alla luce anche dello scoppio della guerra in Ucraina che ha segnato ulteriormente i rapporti già logori fra le due super potenze. Con tale mossa drastica, la Cina si mette al riparo da eventuali nuova sanzioni che vadano a colpire appunto l’economia della Grande Muraglia, una scelta che potrebbe rivelarsi lungimirante, così come numerose molte altre portate avanti dal partito comunista cinese in questi ultimi 30 anni.
CINA, AL BANDO PC E SOFTWARE AMERICANI: LA RIVOLUZIONE TOCCHERA’ ANCHE IL MERCATO PRIVATO?
Difficile capire cosa accadrà, fatto sta che, se da una parte il taglio di hardware e software occidentale comporterà altissimi costi a Pechino, dall’altra potrebbe causare una grande crisi economica in alcune delle multinazionali a stelle e strisce, a cominciare dalla già sopra citata Apple, che vende milioni di iPhone nel mercato cinese, senza dimenticarsi di iPad, iMac, Apple Watch e via discorrendo.
Al momento il tutto non è comunque chiaro, anche perchè bisognerà capire se la rivoluzione riguarderà solamente gli enti governativi, come sembrerebbe per ora, o l’intero settore tecnologico. Quest’ultima ipotesi, sottolinea comunque Punto Informatico, appare assai remota, anche perchè la Cina dovrebbe dare vita ad uno sforzo mastodontico per produrre tutti i pc necessari ad alimentare la richiesta. In ogni caso il partito comunista cinese si è dato due anni di tempo, 48 mesi che dovrebbero avere pesanti ripercussioni sul mercato tecnologico mondiale.