ENRICO LETTA: “NO ESCALATION MILITARE IN UCRAINA”
«Nessuno vuole l’escalation militare, nessuno ha mai pensato di inviare armi a Kiev come strumento di offesa e di aggressione in territorio russo»: Enrico Letta “ritratta” e lancia una posizione ben più “moderata” sul fronte guerra, dopo settimane in cui il suo Pd è stato in maggioranza per l’espressione convinta di invio armi e aiuti militari all’Ucraina di Zelensky.
Definito dall’estrema sinistra “Letta con l’elmetto” per le sue posizioni ultra-filo Nato, il segretario del Pd nell’odierno seminario della Fondazione di Gianni Cuperlo ha sottolineato la necessità di giungere ad una pace immediata e duratura: sembra essersi in questo modo più “allineato” alla posizione ad esempio di Papa Francesco, incessante nel suo appellarsi alla pace e contro l’invio di armi. Ma Letta guarda anche alle anime più cattoliche del suo partito – su tutte, Graziano Delrio – e perché no, pure alle intemerate di Giuseppe Conte “anti-Draghi” che da settimana chiede di interrompere il “riarmo” dell’Ucraina perché non utile a fermare la furia di Putin. Nella relazione anticipata da “La Repubblica” stamane, Letta sottolineerà ai 300 dirigenti collegati a distanza la necessità «di non avere alcuna escalation militare in Ucraina».
DAL PD A SALVINI: “BIDEN ABBASSI I TONI”. IL 10 MAGGIO DRAGHI NEGLI USA
Non solo, secondo “Rep” il segretario dem Enrico Letta ribadirà come «l’esercizio del dubbio è sano, che sarebbe preoccupante se non ci fossero i tormenti di una classe dirigente adulta, davanti a tante morti e atrocità». A patto però – conclude l’ex Premier Pd – «di avere chiaro di volere stare affianco dell’aggredito, del popolo ucraino».
Davanti alla richiesta di Giuseppe Conte di portare il Premier Draghi in Parlamento per informare il Paese sulle iniziative pro-Ucraina di queste ultime settimane, non da ultimo il tema dell’invio delle armi, Letta replica a distanza «dibattito in Parlamento? Pd è sempre pronto, non abbiamo problemi ad affrontarlo, abbiamo le nostre ragioni e sappiamo che è importante trovare oggi la massima unità». Di contro però, la minima “stoccata” di Enrico Letta all’alleato (in teoria) Giuseppe Conte, «ho fiducia nelle scelte del governo, in Draghi, Di Maio e Guerini». Secondo il n.1 del Pd l’obiettivo deve rimanere il cessate il fuoco immediato e l’inizio dei negoziati: non solo, secondo Letta serve per questo una iniziativa a Kiev dei 5 Paesi “leader” in Europa, Italia, Francia, Germania, Spagna e Polonia. Dirimente in questo senso l’imminente viaggio negli Usa del Premier Mario Draghi (previsto per il 10-11 maggio 2022, ndr): con una lunga intervista a “La Stampa” l’ex Ministro Graziano Delrio, pur rimanendo fermo nella condanna alla Russia per l’ignobile invasione, se la prende con lo stesso Biden per la gestione della guerra. «Le armi sono tutte pericolose e possono uccidere. Nel momento in cui decidiamo di aiutare la resistenza ucraina, stiamo decidendo comunque di fornire strumenti di morte»; non solo, Delrio si distanza dalle precedenti riflessioni di Letta degli scorsi giorni e afferma, «La deterrenza non risolve nulla, da uno scontro nucleare non ci sarebbe un dopo. È il disarmo l’unica logica, non quella bellica, altrimenti stiamo accettando di lavorare con Putin sul suo terreno, invece che sulla forza della democrazia e dei diritti. Ma perché non ci crediamo? Non sono solo chiacchiere da pacifisti». Delrio con Papa Francesco, così come Matteo Salvini che su Twitter rilancia le parole del collega Pd: «Sono d’accordo con Delrio. Biden abbassi i toni, basta guerra, Italia ed Europa siano mediatori e portatori di pace».
? Mi pare in corso una colossale opera di #disinformazione. Ecco la risposta data da #Stoltenberg a vari giornali europei. Solo da noi è diventata la #Crimea è nostra e deciderà la Nato. NO, saranno gli ucraini, che stanno resistendo e morendo, a decidere. Come è giusto che sia. pic.twitter.com/vfPYbioMCh
— Enrico Letta (@EnricoLetta) May 8, 2022