In occasione della ricorrenza di Sant’Antonio da Padova, che si festeggia oggi, 13 giugno, la fondazione che si occupa della cura della basilica e dei musei dedicati al santo, ha instaurato il mese di giugno Antoniano 2022. Nei giorni 11, 12 e 13 giugno, la fondazione ha deciso di rendere gratuito l’ingresso nei Musei Civici di Padova, ovvero il Museo Eremitani (a esclusione della Cappella degli Scrovegni), il Palazzo Zuckermann, il Museo del Risorgimento e dell’Età contemporanea e il Palazzo della Ragion. Essendo oggi 13 giugno lunedì, si tratterebbe del giorno di chiusura settimanale, ma basilica e musei resteranno ugualmente aperti. Si terrà inoltre la tradizionale Processione con la statua e le reliquie di sant’Antonio. Celebrazioni varie si terranno non solo a Padova, città del santo, ma in tutta Italia.
Sant’Antonio da Padova, patrono di poveri e affamati
Sant’Antonio da Padova si celebra come ogni anno anche nel 2022 il 13 giugno. Viene ricordato come il patrono dei poveri, degli affamati e degli oggetti smarriti. L’etimologia greca del nome significa “fa fronte ai suoi avversari” o “nato prima”. I suoi emblemi sono il giglio e il pesce. Secondo il martirologio Romano Sant’Antonio fu sacerdote e dottore della Chiesa. Nacque in Portogallo ed entrò nell’Ordine dei Minori per diffondere la fede in Africa. Esercitò il suo ministero anche in Francia e in Italia. Su mandato di san Francesco insegnò la teologia ai confratelli. Sant’Antonio da Padova è sicuramente uno dei santi più amati, come dimostrano i milioni di pellegrini che ogni anno si recano in visita, a Padova, nella sua Basilica. Nel 1920 fu eletto patrono particolare e protettore della Custodia di Terra Santa da Papa Benedetto XV. Sant’Antonio è Santo protettore di diverse città americane, spagnole e italiane, nonché patrono del Brasile e del Portogallo.
Tra le traslazioni, una delle più importanti è quella avvenuta nella data dell’8 aprile 1263, quando San Bonavenutura da Bagnoregio, a quel tempo ministro dell’ordine dei francescani, esaminando i resto si accorse che la lingua del santo era ancora intatta. Mentre una delle indagini più importanti sui resti del Santo fu quella effettuata 750 anni dopo la sua nascita, cioè il 6 gennaio del 1981. Antonio, in vita, fu maestro di sapienza cristiana tanto che Gregorio IX dopo averlo sentito parlare lo definì “Arca del Testamento” e gli riconoscerà il titolo di Dottore della Chiesa.
Sant’Antonio da Padova, la vita
Secondo tradizione Sant’Antonio da Padova in realtà nacque a Lisbona, il 15 agosto del 1190 quando i due coniugi, Martino de’ Buglioni e Maria Taveira, diedero alla luce il loro primogenito, Fernando. Non è facile indicare il momento preciso che portò Fernando ad abbracciare la religione, ma compiuta la maggiore età, Fernando entrerà nel nel monastero di San Vincenzo di Fuori. Qui vi rimase per due anni, prima di trasferirsi al gran convento di Santa Cruz. Grazie alla ricca e aggiornata biblioteca conventuale, il giovane Fernando poté dedicarsi allo studio delle scienze bibliche, teologiche e umane. Sempre qui, inoltre, ricevette l’ordine presbiteriale. Nel 1219 Francesco d’Assisi istituì una spedizione missionaria in Marocco. I membri di questa spedizione passarono anche anche da Coimbra. Non ci è dato sapere se Don Fernando abbia incontrato di persona i missionari francescani approdati in terra lusitana, ma di sicuro ne rimase affascinato. tanto da decidere di entrare a far parte dell’Ordine fondato da San Francesco.
Fernando abbandona quindi, nel settembre del 1220, le vesti degli Agostiani per indossare quelle dei francescani, assumendo il nome di Antonio, in onore di Santo Antonio de Olivares, eremita egiziano che ospitava i francescani. Per recuperare la salute, decise di ritornare in patria, senza però abbandonare l’ideale missionario e neppure il suo tacito desiderio di martirio.
La vita missionaria in Marocco
Sant’Antonio da Padova partecipò alla vita missionaria in Marocco e sulla via del ritorno approdò a Milazzo, in provincia di Messina, dopo una tempesta. Da Messina, nel 1221, decide di andare a piede verso Assisi per partecipare all’adunanza dell’Ordine. Da qui, in compagnia di altri frati, si reca a Montepaolo, in provincia di Forlì, per vivere nell’eremo locale. Nel settembre del 1222, in occasione delle ordinazioni sacerdotali dei francescani e dei domenicani, frate Antonio, su invito del suo superiori, mostrò agli astanti la la sua profonda cultura biblica e la salda dottrina teologica. In seguito a questa prima esperienza di Forlì, inizia la nuova vita da predicatore di Antonio. Una delle principali volontà di Francesco d’Assisi prevedeva che i suoi frati si dedicassero allo studio della teologia. Per questo motivo chiese a frate Antonio di insegnarla. Frate Antioni ebbe quindi sue soggiorni brevi ma ravvicinati a Padova. Per la prima volta, a cavallo tra il 1229 e il 1230, mentre la seconda parentesi padovana di Antonio avvenne tra il 1230 e il 1231.
In quella che divenne la sua patria elettiva, di fatto, il Santo non vi dimorò che per poco meno di anno, in totale. Ma Padova divenne importante come scriptorium dei suoi scritti. Infatti i suoi Sermones, compilati proprio nella città veneta, devono essere considerati come un’ importante opera di genere letterario dal notevole carattere religioso.
La morte di Sant’Antonio da Padova
Nel 1231, sul finire della primavera, Sant’Antonio da Padova venne colto da un malore. Come sua ultima volontà, fu trasportato all’eremo di Camposampiero, su un carro tirato dai buoi. Il desiderio del futuro santo era quello di poter morire lì. Arrivato all’Arcella, borgo periferico padovano, fu colto dalla morte all’età di 41 anni. Le sue ultime parole furono: “Vedo il mio Signore!” Fu quindi seppellito a Padova, nella chiesetta di santa Maria Mater Domini. Gregorio IX iniziò subito il processo canonico per arrivare a proclamare Antoni Santo, il 30 maggio 1232, in quel di Spoleto.