Dando un occhio ai sondaggi, come cambia l’opinione degli italiani nei confronti del conflitto in Ucraina adesso che ci avviciniamo a grandi passi al terzo mese di guerra e la fine del conflitto sembra qualcosa di impossibile da raggiungere? Aumenta la paura, è un dato che trova un paragone comune in molti sondaggi: circa il 60% degli italiani teme infatti che si arrivi a una escalation che porti alla guerra nucleare. Allo stesso tempo c’è forte preoccupazione che le sanzioni economiche imposte alla Russia abbiano una forte ricaduta economica sul nostro paese, lo pensa oltre il 45% dei nostri cittadini.
Secondo i sondaggi di Arnaldo Ferrari Nasi, direttore di AnalisiPolitica, “gli italiani ondeggiano sul tipico atteggiamento che ci caratterizza, buonismo e semplicismo davanti a situazioni che invece richiederebbero maggiore consapevolezza e approfondimento. Personalmente ho fatto sondaggi differenti da quelli che fanno tutti, che però danno una idea chiara e anche preoccupante di come la pensiamo. Alla domanda se l’Italia fosse attaccata da un paese straniero solo il 30% ha risposto che sarebbe pronta a combattere”.
Cosa ha rilevato di particolare negli italiani a proposito della guerra in corso?
Gli italiani sostanzialmente rispecchiano le posizioni dei vari partiti e cioè tutte posizioni diverse. C’è molto buonismo e semplicismo nell’affrontare una situazione così grave, quasi tutti invocano la pace, si sventolano le bandiere colorate e finisce tutto lì.
Stupisce però quanto molti italiani siano sensibili alla propaganda putiniana, in modo particolare la denazificazione dell’Ucraina, che ne pensa?
Sì, sembra di tornare agli anni 70 e 80 quando l’Unione Sovietica aveva sempre ragione. Ci si dimentica però che la Germania nazista e l’Unione sovietica erano alleate durante i primi due anni della Seconda guerra mondiale. Ci si dimentica anche che è stata la storia a condannare la Russia, nessuno l’ha attaccata, è implosa da sola perché il suo sistema semplicemente non funzionava.
In Italia da decenni c’è un anti americanismo diffuso, no?
Sostanzialmente ci preoccupiamo di avere l’aria condizionata che funziona e di avere la pancia piena. Va detto che le famose armi di distruzione di massa in Iraq le stiamo ancora cercando.
Certamente, però quello di Saddam era un regime dittatoriale criminale, l’Ucraina era un paese pacifico e democratico, c’è una certa differenza.
Infatti. Va anche detto che Saddam andando a invadere il Kuwait si è cercato quello che poi gli è successo. Pensiamo a quel che ha detto Putin alla parata del 9 maggio: siamo dovuti intervenire perché la Nato ci avrebbe attaccato. E’ propaganda stile sovietica degli anni 80.
Che dati ha raccolto nei sondaggi a proposito di tutto questo?
Ho fatto un sondaggio particolare, inspirandomi agli istituti di difesa anglosassoni. Ho chiesto in caso di attacco dell’Italia da parte di un paese straniero se si fosse disposti ad andare a combattere.
Cosa le hanno risposto nei sondaggi?
Accetterebbe di combattere solo il 30% degli italiani, rispetto a quello che tempo prima era il 37%.
Un po’ pochi, no?
Ho anche chiesto se fossero disposti a rischiare la vita per l’Italia. Mi ha risposto di sì il 27%, quindi ancora di meno. Se invece fossero disponibili a combattere se fosse attaccata una nazione dell’Unione europea o un paese alleato, ha risposto di sì il 17%. Insomma, tenendo conto che alla domanda volete la pace risponde più del 50%, queste sono risposte di conseguenza.
La gente che opinione dà delle sanzioni?
Solo il 25% dice di interrompere subito le sanzioni, il 55% chiede di ridurle gradualmente facendo attenzione che non ci sia un impatto sulle imprese.
In tutto questo quadro, stando ai sondaggi, di che livello di fiducia gode il capo del governo Mario Draghi?
Ha ancora un buon sostegno anche se in deciso calo rispetto a solo un anno fa, sta un po’ facendo la fine di Monti. Ha un sostegno del 60% che è sempre buono, ma arriva dal 75% che era tanto. Secondo me sta cercando di tirare fino a fine legislatura, perché si trova impantanato con un governo che non gli permette di fare le cose che vuole fare, tanto è diviso.
(Paolo Vites)