Fino al 15 maggio, il sipario del Teatro Costanzi, sede principale del Teatro dell’Opera di Roma, si alza su Il Corsaro che José Carlos Martínez aveva firmato nel 2020 per la compagnia capitolina, nuova creazione coreografica interrotta dalla pandemia poco dopo il debutto. Il ritorno in scena del balletto vede il debutto assoluto sul palcoscenico capitolino di Vadim Muntagirov principal dancer del Royal Ballet di Londra e di Jacopo Tissi, nominato principal dancer del Teatro Bol’šoj il 31 dicembre 2021, entrambi interpreti, in serate differenti del ruolo di Conrad. Il giorno della première, il 10 maggio, ha segnato un altro importante debutto, quello della star argentina Marianela Nuñez, principal dancer del Royal Ballet di Londra, nel ruolo di Medora. Da Roma, lo spettacolo andrà a Lubiana, in una edizione leggermente semplificata (a ragione delle differenti misure dei palcoscenici).
Il corsaro Conrad e la schiava Medora sono i protagonisti delle avventurose vicende narrate nel balletto su libretto di De Saint Georges e Mazilier dal poema The Corsair di Byron. Il Maestro Alexei Baklan dirige l’Orchestra dell’Opera di Roma nelle musiche di Adam, Pugni, Delibes, Drigo. L’allestimento è impreziosito da costumi e scene di Francesco Zito e dalle luci di Vinicio Cheli.
Per molti aspetti anche se il balletto Le Corsaire di Adolphe-Charles Adam risale al 1856 ed è tipica espressione del Secondo Impero, si tratta di una «prima assoluta» perché di questo lavoro sono state realizzate diverse versioni nel corso di un secolo e mezzo.
Questa di José Carlos Martínez non solo semplifica l’azione scenica, elimina vicende secondarie e personaggi minori ma utilizza solo parte della musica originale di Adam e la fonde con brani di Léo Delibes, Riccardo Drigo e Cesare Pugni. Mentre tutti coloro che vanno all’opera o al balletto sanno chi è Delibes, Drigo e Pugni sono oggi sconosciuti: sono stati due compositori dell’Ottocento e della prima metà del Novecento, specializzati in musica da balletto che lavorarono molto a Londra e soprattutto a San Pietroburgo. Drigo era ancora in attività quando scoppiò la rivoluzione sovietica, evento che lo consigliò di rientrare in Italia, nella natia Padova.
Di solito, le recensioni di balletti, soprattutto se nuovi (a Roma Il Corsaro si è visto, in versioni integrali – ma differenti da quella ora in scena – solo due volte), puntano sugli aspetti coreutici. In questo caso, però, occorre sottolineare i lati musicali: è stato fatto un vero lavoro di maestria – da José Carlos Martínez e da Alexei Baklan, ucraino ed a lungo direttore artistico del teatro dell’opera di Kiev – nel fondere i vari brani di compositori differenti (anche se più o meno tutti della stessa epoca) e nell’introdurre leit motif per caratterizzare i cinque principali personaggi (i due «buoni» Conrad e Medora, la «gentile» Guinara ed il «cattivissimo» Lankadem, ed il «traditore» Birbanto). Ne risulta una partitura coesa vagamente tardo romantica che, oltre ad accompagnare efficacemente l’azione scenica, porta con dolcezza gli spettatori nel regno delle favole.
Elemento essenziale dello spettacolo sono le scene ed i costumi di Francesco Zito: tradizionali ed eleganti «come il faut». Di Zito ricordo un magnifico Ernani che vidi a Palermo 23 anni fa e che successivamente gustai sia a Roma sia a Bologna. È molto impegnato all’estero, ma si dovrebbero vedere più frequentemente suoi lavori in Italia.
Il Corsaro è noto per i pas-de-deux e soprattutto per un pas-de-trois davvero acrobatici, che spesso vengono eseguiti al di fuori della messa in scena del balletto, ossia in serate dedicate ad antologie di coreutica.
La sera della prima Vadim Muntagirov e Marianela Nuñez hanno letteralmente entusiasmato il pubblico che al calar del sipario ha risposto con dieci minuti di applausi e vere e proprie ovazioni.
Tra gli altri, ottimi Susanna Salvi, Walter Maimone e Michele Satriano.