Gentile direttore,
in merito all’articolo pubblicato il 4 maggio 2022 a firma di Luigi Fabbris si precisa quanto segue:
1. la storia di Gimbe inizia nel 1996 quando Nino Cartabellotta fonda l’associazione Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze, con l’obiettivo di diffondere in Italia l’Evidence-based Medicine con iniziative di formazione, editoria e ricerca; l’Associazione è poi divenuta Fondazione nel 2010, ottenendo il riconoscimento nazionale della personalità giuridica. L’aggettivo “fantomatica” associato al nostro Ente è lesivo dell’immagine della Fondazione;
2. il passaggio “la Fondazione ha preso il testimone nella diffusione di commenti senza senso” esula dal diritto di critica considerando che Gimbe, da febbraio 2020, alimenta la propria Dataroom con dati istituzionali e pubblica pochi e semplici grafici che permettono di comprendere immediatamente l’andamento della pandemia in Italia oltre ad analisi, grafici, previsioni e report destinati a istituzioni pubbliche e organizzazioni private; peraltro, in quanto ente terzo e indipendente, la Fondazione ben si guarda dal raccogliere il testimone da altre istituzioni e organizzazioni;
3. la Fondazione Gimbe NON “ha impiegato più di un anno ad accorgersi che era sbagliato confrontare dati giornalieri sul virus con quelli del giorno prima e che aveva senso compiuto solo confrontare dati che fossero, come minimo, settimanali” (citazione testuale tratta dall’articolo) in quanto, sin dal primo monitoraggio pubblicato il 16 aprile 2020, i dati analizzati sono sempre stati confrontati su base settimanale come dimostrato dai comunicati stampa diffusi e tuttora disponibili a questo link.
Roberto Luceri,
direttore ufficio stampa Fondazione Gimbe
A proposito della rettifica di Fondazione Gimbe
A seguito del nostro articolo nel quale contestavamo alla Fondazione Gimbe la diffusione di certe statistiche inappropriate sull’epidemia da Covid, la Fondazione chiede una rettifica non contestando la sostanza del discorso, bensì il modo di presentarlo. Ribadiamo comunque la sostanza del nostro ragionamento e chiariamo i termini della presentazione.
Là dove diciamo che la presenza attiva della Fondazione è fantomatica, non ci riferiamo al suo stato giuridico, del quale vanno giustamente fieri ma che poco importa in questo discorso, bensì alla diffusione empirica di statistiche di secondo livello (ossia di dati elaborati), ruolo per il quale essa si è proposta durante la pandemia e del quale abbiamo denunciato l’inconsistenza nel caso in questione.
Per quanto riguarda la seconda osservazione, quella sul passaggio di testimone, lungi da noi il pensare che la Fondazione sia stata incaricata di analizzare o diffondere i dati per conto di altri. Possiamo ammettere che la nostra metafora possa dare luogo a questo fraintendimento. Tuttavia, abbiamo scritto e ribadiamo che, prima della chiusura decretata dal Governo, era il Comitato tecnico-scientifico (Cts) che diffondeva statistiche ed analisi spesso prive di senso compiuto.
Per quanto riguarda, infine, la diffusione di statistiche settimanali è vero che la Fondazione diffonde con regolarità un proprio rapporto che riepiloga i dati della settimana. Tuttavia (dobbiamo per forza introdurre dettagli tecnici), una cosa è sintetizzare i dati ogni settimana, altra cosa è modellare i dati giornalieri “lisciandoli” – come dicono gli analisti di serie storiche –, ossia risalendo all’indietro per almeno sette giorni in modo da eliminare eventuali precarietà o ciclicità nei dati giornalieri. Più si lisciano i dati, più chiaramente emergono le tendenze. Se la Fondazione lo avesse fatto, sarebbe stata più prudente nel diffondere i dati sulla pandemia su cui abbiamo dovuto puntualizzare.
Riconosciamo, invece – pur non essendo stati sollecitati in questo senso –, che la Fondazione, tramite i propri rapporti tecnici, ha stimolato varie volte il ministero della Salute a produrre statistiche più mirate a come uscire dalla – o lenire gli effetti della – pandemia, piuttosto che gli striminziti ed erratici dati su iniezioni, tamponi, ricoveri e decessi che abbiamo subìto per oltre due anni.
Avrebbe potuto stimolare anche l’Istat, istituzione delegata a produrre ed analizzare informazioni su ogni fenomeno rilevante nel Paese e che è stata del tutto assente nel caso della pandemia. Anche noi abbiamo provato e riprovato a stimolare interventi informativi più adeguati, rimanendo, purtroppo, inascoltati tanto quanto la Fondazione.
Luigi Fabbris