Sono trascorsi due mesi esatti dalla fuga di Massimo Riella che risulta ancora evaso nei boschi di Como. Il padre Domenico è tornato ospite di Iceberg Lombardia, dove ha commentato: “Mio figlio è ancora nei boschi però ieri sera ha parlato con l’avvocato. E’ ferito ma vivo”. L’uomo ha svelato che l’avvocato avrebbe visto Massimo faccia a faccia dicendogli che è un po’ depresso: “L’avvocato mi ha detto che Massimo sta bene, è un po’ depresso, lo vedo un po’ magro ma sta bene”, senza tuttavia sapere né chiedere nulla sul luogo dell’incontro né sul fatto che non si sia ancora consegnato.
“L’avvocato è andato nei boschi a parlare con mio figlio”, ha precisato Domenico Riella che ha aggiunto: “Io l’avvocato non l’ho consegnato a mio figlio; un grande amico ha preso l’avvocato e lo ha portato dov’era mio figlio”. Ad intervenire in collegamento è stato l’avvocato Taormina che ha commentato le parole dell’uomo asserendo: “Questa non è una cosa assolutamente regolare perché intanto c’è una terza persona che non è avvocato e che quindi non beneficia di alcun privilegio particolare ma poi il fatto che l’incontro non sia avvenuto nello studio del legale, insomma… non ne parliamo più…”.
Massimo Riella, interviene il suo avvocato: “Incontro per farlo costituire”
Ad intervenire in collegamento telefonico alla trasmissione Iceberg Lombardia è stato il legale di Massimo Riella, l’avvocato Roberta Minotti, che ha confermato: “Nei giorni scorsi ho avuto un colloquio con il signori Riella, sì”. In merito al luogo dell’incontro, il legale ha spiegato: “Non lo so nemmeno io di preciso nel senso che è un posto isolato, dove sono stata… dove ho avuto la possibilità di incontrarlo previe coordinate. Quindi il mio incontro era finalizzato a convincerlo a costituirsi”. A detta del legale ci sarebbe riuscita: “Abbiamo avuto un colloqui finalizzato a fare il punto della situazione sugli aspetti difensivi perché era da tempo che con lui non parlavo e poi anche a convincerlo ad accompagnarlo in una struttura carceraria che non può essere quella dalla quale lui è purtroppo evaso e dove ci sono anche gli agenti della polizia penitenziaria dai quali è riuscito a scappare e tra questi vi è anche l’agente che ha sparato”, ha aggiunto.
L’incontro, dunque, sarebbe avvenuto “all’aperto, di giorno”. Rispetto alla ferita riportata dall’evaso, l’avvocato ha confermato: “Ho visto la ferita, lui è molto provato da questa vita che sta conducendo e che vorrebbe interrompere perché non desiderava vivere da braccato, ma è molto spaventato dopo che è stato colpito. Voleva delle rassicurazioni che io non ho potuto assolutamente garantire se non quello che cercheremo di assisterlo nel miglior modo possibile per aiutarlo a dimostrare la sua estraneità a questo brutto fatto che gli è stato contestato”. A detta sempre dell’avvocato Minotti, “non ero attrezzata per portarlo subito in carcere”, ma a quanto pare questo avverrà nei prossimo giorni.