Don Giustino Maria Russolillo è stato proclamato Santo da Papa Francesco, il quale ha presieduto la solenne cerimonia di canonizzazione oggi, domenica 15 maggio 2022, in piazza San Pietro, a Roma, congiuntamente alla proclamazione di altri nove Santi. Si festeggia, pertanto, a Pianura, nell’area ovest di Napoli, dove don Giustino venne alla luce il 18 gennaio 1891. Nella Capitale era presente anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a capo della delegazione ufficiale italiana alla Santa Messa del Papa.
“Ogni sua iniziativa aveva il segno della santità e della divina unione con la Santissima Trinità – ha sottolineato il Pontificio Santuario di Pompei, a proposito di don Giustino Russolillo –. Anche il suo saluto, ‘Fatti santo‘ oppure ‘Gesù Maria Giuseppe’, era rivelazione di un desiderio e annuncio di una missione. Si spense a Napoli, sempre a Pianura, il 2 agosto 1955. Un rapporto di profonda stima reciproca legava il Beato Bartolo Longo al novello Santo, al quale il fondatore del Santuario di Pompei affidava i giovani che mostravano segni di chiamata alla vita religiosa”.
DON GIUSTINO RUSSOLILLO PROCLAMATO SANTO: FONDÒ LA CONGREGAZIONE DEI PADRI VOCAZIONISTI
Don Giustino Russolillo venne ordinato sacerdote il 20 settembre 1913, nella cattedrale di Pozzuoli, e fu nominato parroco di San Giorgio Martire nel rione di nascita. Nel 1920 fondò la Congregazione dei Padri Vocazionisti (Societas Divinorum Vocationum) e nel 1921 quella delle Suore Vocazioniste, per poi provvedere alla fondazione dell’Istituto Secolare, oggi denominato “Apostole vocazioniste della santificazione universale”.
“Quel legame col Beato Bartolo Longo – ha proseguito il Santuario nella sua nota – ha lasciato tracce profonde e ancora oggi continua nella preziosa presenza dei figli del Beato Giustino Russolillo, i padri vocazionisti, nella cappella delle Confessioni, ‘cuore’ del Santuario di Pompei, per il delicato ministero della confessione e della direzione spirituale. In una lettera che, il 27 settembre 1924, don Giustino inviò a Bartolo Longo, scrisse: ‘Che il buon Dio, come le ha concesso di fare un bel trono alla Sovrana Maria in questa terra, le conceda d’essere tra i primi assistenti al Suo Trono anche nella Patria. E si ricordi sempre anche di questo suo servitore affezionatissimo’”.